Knowledge is good only if it is shared - La conoscenza è positiva solo se è condivisa

sabato 29 maggio 2010

Le Miniere abbandonate della Versilia

Dopo la gustosa esplorazione del 2009, anche quest'anno uno sparuto gruppo di minatori del GSS si è recato nelle viscere della Versilia per addentrarsi all'interno di 2 miniere di pirite abbandonate.
Anche questa volta le foto rendono bene l'idea degli scenari che ci siamo trovati di fronte, degni di un film d'avventura alla Indiana Jones.

Tutto comincia consultando una vecchia planimetria mineraria del Monte Arsiccio:
Dapprima incontriamo una serie di strutture dismesse: falegnameria, spogliatoi e soprattutto le tramogge di carico per la teleferica
La lettura della mappa non è proprio immediata, anche perchè ci sono pochi riferimenti alla topografia esterna, però dopo un pò di cammino raggiungiamo il primo imbocco, su cui sono da subito visibili i vivi colori dellerocce metallifere.
All'interno l'aria è pungente e si diffonde subito un odore caratteristico di acque acide. Un primo ramo che esploriamo termina per alcune frane dovute al cedimento delle centine, le traversine in legno.
mentre imboccando una specie di rampa in discesa (sul fondo sono visibili segno di pneumatici al posto dei binari della ferrovia decauville)
raggiungiamo un sottolivello allagato, con un'acqua talmente scura ed immobile da sembrare quasi una pozza di petrolio.
Un pò delusi perchè il guado non è proprio ipotizzabile risaliamo verso l'uscita e dopo qualche minuto di ricerca sul versante troviamo una seconda galleria. Questo tunnel, caratterizzato da un maggiore stillicidio, porta ad ambienti più grandi dove nel 1988 sono stati abbandonati alcuni macchinari:
Continuiamo a girovagare avventurandoci in passaggi dall'aspetto più o meno stabile...
ma gli ambienti purtroppo non si sviluppano oltre, probabilmente per via delle operazioni di ripiena compiute dopo l'esaurimento dei filoni.
C'è ancora tempo però per una foto ricordo di gruppo
Non ci scoraggiamo di certo, anche perchè il secondo giorno del nostro weekend minerario torniamo dalle parti di Pontestazzemese per divertirci all'interno dell'ex miniera del 2009. Qualche ultima foto con i faretti LED è d'obbligo: al livello principale,
in quello inferiore, parzialmente allagato
ed infine in quello superiore, con lo sbocco direttamente sul versante
Anche quest'anno il fascino delle miniere abbandonate ci ha decisamente colpito e torniamo a casa soddisfatti e contenti.

Un'ultima chicca: di seguito, in esclusiva, il trailer del nuovo attesissimo film "Indiana Jones 5: fuga dalla miniera abbandonata"
UNA RACCOMANDAZIONE: PER CHIUNQUE VOGLIA AVVENTURARSI ALL'INTERNO DI MINIERE ABBANDONATE, RICORDATE CHE GLI AMBIENTI SONO INSTABILI E TUTTE LE STRUTTURE PERICOLANTI, PERCIO' OCCORRE PRESTARE LA MASSIMA ATTENZIONE

sabato 22 maggio 2010

Le cascate della Volpara e della Prata

Questo itinerario non presenta particolari difficoltà ma rimane comunque uno dei più piacevoli del Parco Nazionale del Gran Sasso - M.ti della Laga.
Si parcheggia l'auto ad Umito, frazione di Acquasanta Terme, in un nuovo parcheggio che si incontra sulla sinistra della via principale: da qui un cartello indica una strada sterrata a mezza costa che passa accanto all'agriturismo "Laga Nord": visto che il cielo minaccia pioggia noi proseguiamo con la macchina lungo questa stradina, ma in realtà si guadagna al massimo un quarto d'ora di cammino perchè arrivati ad una piccola radura, all'altezza di un ponticello in cemento sulla destra, bisogna obbligatoriamente lasciare l'auto. Non bisogna tuttavia abbandonare la via principale perchè il sentiero prosegue dritto e sempre ovvio.
Da subito si rimane colpiti dal verde quasi accecante che circonda i visitatori
La stradina in terra battuta continua a mantenersi piuttosto ampia per parecchi minuti e solo dopo aver raggiunto un piccolo rifugio abbandonato ci si incammina lungo un sentiero.
Anche se siamo immersi nella rigogliosa vegetazione (l'effetto di tanto verde fa quasi pensare ad un a foresta amazzonica) il torrente è sempre nei paraggi ed oltre al fragore dell'acqua vorticosa spesso si passa vicino al corso d'acqua, che anzi va attraversato in qualche punto senza difficoltà.
Lungo il sentiero si incontra anche un vecchi forno, utilizzato in passato sia dai pastori che dai briganti
poi ci si imbatte in un piccolo antro di caverna ("Grotta della Spelonga")
ed infine cominciano a vedersi i primi salti d'acqua (ma si tratta di un torrente secondario)
Non manca molto alla Cascata della Volpara, che si presenta come una serie di alti salti successivi
Siamoarrivati qui in circa 3 ore, comprensive della pausa pranzo.
Ma non è finita: un sentierino ripido ed oggi scivoloso si arrampica sulla sinistra e permette di raggiungere i salti più alti. Proprio alla base di quello più alto...
...troviamo un grande deposito di neve ghiacciata, quasi a Giugno!
Dopo aver ammirato il panorama e la forza della natura torniamo indietro sullo stesso percorso: prima di arrivare alla macchina, però, imbocchiamo la deviazione sulla destra che conduce alla Cascata della Prata.
Complessivamente il trekking dura 5-6 ore con un'andatura tranquilla. Il bello del percorso però è l'abbondante presenza di vegetazione (=ombra) che unita ai corsi d'acqua rendono il sentiero gradevole e gustoso anche nei mesi più caldi.

sabato 8 maggio 2010

Le Cave di Valdorbia

Lo premetto immediatamente: questi ambienti non sono paragonabili a quelli straordinari della Miniera abbandonata, però con la giusta prospettiva ed una buona illuminazione anche in queste vecchie cave si possono apprezzare alcuni scorci.
Stiamo parlando delle cave sotterranee di Valdorbia: i numerosi accessi si aprono proprio in prossimità dello stabilimento Motette.
Il materiale marnoso che veniva estratto serviva per il confezionamento del calcestruzzo: il filone è ancora facilmente identificabile in uno strato spesso pochi metri che ha un andamento inclinato regolare.
Tutte le cave si presentano quindi come lunghi corridoi rettilinei con il tetto inclinato. Ogni tanto una discenderia, a mo di incrocio multipiano, permette di raccordare due livelli attigui.
In questi ambienti è fondamentale ricordarsi che i vuoti non sono stati creati dalla natura in migliaia di anni, ma sono stai scavati dalla mano dell'uomo in un periodo relativamente breve, pertanto risultano instabili e pericolanti. Lungo tutte le gallerie di Valdorbia, infatti, si notano segni di crolli più o meno recenti ed i puntelli in legno messi in passato per rinforzare le strutture oggi non hanno per niente un aspetto rassicurante.
Un'ultima annotazione: la zona di Valdorbia è famosa per i suoi affioramenti geologici ed è assai facile trovare anche delle ammonniti.
PRESTARE LA MASSIMA ATTENZIONE DURANTE LE VISITE E SOPRATTUTTO NON APPOGGIARSI AI VECCHI SOSTEGNI!