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domenica 22 aprile 2007

Buco Cattivo - Anello dei Rover

Appuntamento (stramente tutti puntuali) alle 8.00 a S. Vittore da Evasio, gli avventurieri di questa domenica sono Uliano, Chicco, Luca, Cristian, Stefano, Butcher, Simona, Marusca, Annalisa ed il sottoscritto.
La destinazione è il “Buco Cattivo”, detto anche “Buco del Cazzo” per la piacevole passeggiata di avvicinamento (praticamente una scalata) e per le simpatiche sorprese all’interno (i meandri, le trappole di fango, il Lago…).
Entriamo in grotta alle 9.30 divisi per gruppetti, io scendo col Butcher che in progressione verticale si rivela un corridore a tutto gas, nel senso però che ogni 10m ha delle “perdite” fetide!
Arriviamo alla Sala Merloni ed avviene la prima trasformazione: da Uomo Radioattivo Michele diventa Lord Butcher e si prepara ad accogliere tutti quanti distribuendo the caldo per tutti. Peccato che non c’erano un po’ di zucchero e limone. Veniamo anche raggiunti da altri 3 speleologi che dichiarano di aver avvistato gli altri, dei quali abbiamo perso le tracce da parecchio tempo.
Dopo un po’ d’attesa (1h40min!) il GSS torna al completo ed Annalisa ha una trovata geniale: “facciamo pranzo così recuperiamo un po’ di energie” …peccato solo che dopo 15 minuti avremmo dovuto guadare il terribile Lago gelato. La convinciamo ad evitare una bella congestione e ci incamminiamo verso le Trappole di Fango. La tecnica della “camminata alla Gesù Cristo” (cioè correre e saltellare velocissimi per non affondare) e la speranza di mantenere l’interno degli stivali asciutto si infrangono dopo pochi metri, quando un sonoro “PLOFF” ci fa capire che non sarà una passeggiata e che se non vogliamo abbandonare gli stivali nella melma dovremo sudare parecchio!
Il Butcher ha pagato le conseguenze della tecnica della corsa veloce sbattendo il ginocchio contro una concrezione bastarda sommersa, non 1 ma ben 2 volte!
Andiamo avanti con gli stivali che ad ogni passo fanno “CIAF CIAF” ed arriviamo finalmente al Lago: cerchiamo di escogitare il modo migliore per non bagnarsi troppo, ci spogliamo (chi più, chi meno, chi integralmente, come Chicco!) e si va.
Il freddo non è un grosso problema, anche perché dopo due minuti di ammollo la pelle (e non solo) è completamente insensibile. Io e Stefano abbiamo parecchie difficoltà quando finiamo in mezzo al lago, dove non ci sono appigli e il fango è più profondo: gli stivali sono intrappolati nel fango e più uno si sforza di liberarli, più c’è il rischio di lasciarli lì. Stefano si mette a dare bracciate stile Ian Thorpe, io ad ogni passo devo immergere un braccio per sollevare gli stivali. Il bello è che mentre noi due fiottiamo e triboliamo come delle bestie, Simona dietro noi non sprofonda e cammina tranquilla e beata. Arrivati al termine del lago non vi dico cosa è uscito dagli stivali…
La tecnica migliorepernon sporcarsi, in ogni caso, èquella di Chicco: senza dubbio dopo la traversata era il più pulito di tutti!
Arriva il momento hot della giornata: le ragazze del gruppo si tolgono la tuta per cambiarsi… con tutto il fango che avevano addosso dovevamo organizzare un incontro di lotta (per me avrebbe vinto Marusca)!
Finito di pranzare nuova trasformazione: il Butcher tira fuori un passamontagna da sequestratore/terrorista e si cala nelle vesti di Batman, canzonato e sbeffeggiato da tutti!
Arriva il tempo dei saluti, ci separiamo ed io, Uliano, Chicco, Stefano e Simona ci dirigiamo al Ramo dei Rover. Il primo ambiente che troviamo è quello della grande Sala Franosa, che come dice il nome è pieno di massi da crollo: la cosa più impressionante è però un blocco unico, grosso come un monolocale, schiantato al suolo e con gli stalattiti inclinati su un fianco.
Andiamo avanti verso la Sala Rinaldi ed i Rover, trovando tra l’altro per la strada un presepe ed una mastodontica roccia a forma di prua di nave (sembra, a grandezza naturale, il relitto del Titanic ripreso dai sommergibili). A questo punto iniziano i problemi: dove si imbocca il ramo? Semplice, secondo la guida “vicino ad una concrezione a forma di dito”… A parte il fatto che tutti gli stalagmiti possono sembrare delle dita, comunque perdiamo un po’ di tempo per vedere in ogni buco o cavità se il sentiero proseguiva.
Arrivati finalmente ai Rover ci troviamo in ambienti veramente belli, con stanze molto ampie piene di migliaia di concrezioni giganti. Uno dei passaggi più suggestivi è stato quello sospeso sopra un lago (incredibilmente azzurro nonostante sotterraneo) da fare col sistema della teleferica.
Ovviamente non ci sono le corde su tutti i laghetti ed arrivati ad una pozza poco profonda dobbiamo passare in arrampicata nella parete lì di fianco. Chissà com’è Chicco ed Uliano passano senza problemi, i più corti invece non arrivano ad un appiglio e finiscono in acqua: io e Stefano solo con gli stivali in ammollo, Simona invece va giù “a 4 di spade” e la tratteniamo per un soffio!
Proseguiamo il cammino fino ad un punto dove la guida è un po’ ambigua e non si riesce a capire qual è la direzione giusta: “di qua”, “no, di là”, “torniamo indietro e proviamo nell’altra direzione”, “forse siamo saliti troppo”, “proviamo a rifare il tratto di prima”, “rileggiamo meglio la guida”… insomma non se ne viene più fuori. Si fanno le 19.00, ma per fortuna Chicco ed Uliano si calano e si arrampicano ovunque possibile per cercare di trovare la retta via e finalmente individuano il pozzo giusto.
Continuiamo il giro, scendendo pozzi e risalendo forre, ma al termine dell’Anello dei Rover, proprio nel punto in cui secondo la dannata guida dobbiamo trovare un traverso che ci riporta al punto di partenza, vediamo solo una corda che scende verso il basso (ma non al punto di ricongiungimento dell’anello). Per l’ennesima volta bisogna cercare la strada: Uliano e Chicco si prodigano per capire dove cavolo bisogna andare, Simona infreddolita si maledice per aver dimenticato a casa il telo termico, Stefano con la scusa di scaldarla le si incolla addosso, io che mi chiedo se le ragazze del soccorso speleologico sono come le bagnine di Baywatch… Dopo una faticosa ricerca finalmente Chicco fa l’annuncio tanto atteso: “ho trovato l’uscita”! Il bello è che non abbiamo beccato il traverso che conclude l’anello, ma Chicco è riuscito a calarsi da una finestra sospesa in una zona dove ha riconosciuto… il laghetto dove la Faggi era caduta a 4 di spade!
Alle 21.00, galvanizzati per la bella notizia abbandoniamo l’Anello dei Rover (a me sembrava più che altro un Labirinto) e ci dirigiamo verso l’uscita. Visto che la strada è tanta, che abbiamo accumulato parecchio ritardo e che si inizia a sentire un po’ di stanchezza, decidiamo di dividerci. Io ed Uliano iniziamo il Gran Prix del Buco Cattivo: ore 22.10 Sala Rinaldi, ore 23.10 Sala Merloni, ore 24.10 uscita!
Anche gli altri non sono usciti da molto tempo e offrono subito tramezzini e birra! Verso le 2.30 ci raggiungono finalmente gli ultimi speleologi e poco dopo partiamo verso casa: stanchi (stanchissimi) ma orgogliosi e soddisfatti per l’impresa.

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