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domenica 29 aprile 2007

Grotta di Monte Cucco - Terrazzino dei brividi

Dopo qualche incertezza iniziale l’uscita alla Grotta del Monte Cucco finalmente può avere inizio: l’appuntamento è per le 16.30-17.00 a Pian di Volo, perciò calcolando il “fattore di ritardo” i falconaresi possono partire alle 15.30 con poco metano a bordo. Puntualmente durante il viaggio arriva la conferma dai ragazzi di Senigallia: “scusate, ma a causa di problemi tecnici abbiamo una mezz’oretta di ritardo”. Perfetto, giusto il tempo di fare rifornimento a Fabriano!
Arriviamo a Pian di Monte praticamente nello stesso momento degli altri; mentre ci cambiamo Pippo adocchia la mandria di cavalli e comincia ad avere una certa idea…
Senza perdere tempo ci cambiamo, carburiamo e partiamo alla volta dell’imbocco: durante l'avvicinamento mi rendo subito conto che in realtà saranno ben pochi i turisti che arriveranno fin qui. Il sentiero è un po’ lungo, è esposto alle intemperie e nella parte finale cammina a mezzacosta su un pendio con giusto qualche paletto sbilenco ed un “filo interdentale” come unica protezione.
Alle 18.30 entriamo dall'ingresso alto pronti per la Grotta.

Dopo un tratto iniziale in discesa, passaremo infatti attraverso la Galleria dei Laghetti!
A prima vista i passaggi non sembrano molto difficili, basta farli in opposizione allargando le gambe… ma le donne sono le più perplesse, temono di fare un bel bagno.
Pippo guida il gruppo e mostra la via, ma lui ha le gambe lunghe e le pulzelle devono trovare altri appigli. Io sono in coda ma quando sento un bel tonfo nell’acqua capisco che c’è stato il primo tuffo nel laghetto. La giuria è pronta per il giudizio: Valentina ha perso un appiglio ed è finita con solo uno stivale in acqua… poca roba, voto 3.

Continuiamo il cammino ed all’improvviso per i cunicoli si diffonde un poderoso “SDONG”… alzo gli occhi e faccio in tempo a vedere Simona che cade in piedi all’indietro: ha appena dato una testata contro una concrezione bassa ed ha perso l’equilibrio, proprio come nei cartoni animati! Ci avviciniamo preoccupati ma per fortuna il casco ha fatto il suo dovere, lei si rialza subito e possiamo proseguire.
Finalmente arriviamo al primo pozzo, quello del Birone, dove Pippo consiglia di calarsi col discensore montato a “C”. Luca invece convince me e Daniele a prendere la via più veloce: scendiamo disarrampicando contemporaneamente tutti e 3 ed in un batter d’occhio raggiungiamo gli altri.
Continuiamo a scendere abbastanza lentamente, o meglio ce la prendiamo con molta calma, così ne approfitto per mangiare ad ogni pausa: forse ho fatto più spuntini che frazionamenti!
Affrontiamo il Pozzo Perugia (bello, peccato che la corda non mi scorre sul discensore) ed i Pozzi del Baratro, fino ad arrivare al Salone Saracco.

Manca poco al Pozzo del Gitzmo, c’è solo un passaggio stretto che ribattezzo “Budello budelloso” perché è stretto, storto e ti fa maledire di avere lo zaino.
Superato l’ultimo ostacolo siamo però vicini alla meta: eccoci sulla cima del Pozzo del Gitzmo, dove possiamo sentire le voci degli altri, gli armatori, che si trovano a metà.
Solo più o meno le 21.00 ed è ora di cenare, anche se io in realtà ho quasi divorato tutte le mie provviste durante la discesa: mi è rimasto però l’asso nella manica… la Red Bull!
Facciamo acqua e carburo e c’è già il primo abbandono: Daniele è un po’ stanco e durante le attese in discesa si è pure infreddolito, quindi lui e Pippo (che sta ancora elaborando una certa idea…) tornano indietro.
Dopo i saluti procediamo verso il Pozzo: non male, è veramente largo e profondo, la corda nuova da 9 mm scivola che è una meraviglia ed i frazionamenti sono comodi.

A metà strada incontriamo e salutiamo Alessia e Lello (fra poco loro risaliranno) e più avanti arriviamo al Terrazzino dei Brividi, dove ci aspettano Michela e Francesco.
Ci fermiamo a fare 4 chiacchiere sul terrazzino e scopriamo che da buon abruzzese Francesco si è portato dietro la griglia e 70 arrosticini freschi… un ottimo motivo per risalire in fretta!
C’è anche una bella mostra di Arte Speleologica: bassorilievi e figure in argilla ornano un lato del terrazzino, rivelando anche all’osservatore più inesperto qual è il pensiero fisso degli speleologi (e speleologhe) durante le introduzioni nei buchi neri...

In una parete a lato lascio anch’io la mia firma in rilievo nel fango e mentre gli altri cominciano a risalire c’è il tempo per un altro autoscatto sul davanzale del terrazzino…

Chissà se l’espressione della Faggi era dovuta al pensiero degli arrosticini o alle “statuette” di fango che aveva appena visto…

Come sempre in risalita sono un generatore di vapore e inizio a “fumare” come un bagno turco: visto che sono abbastanza sudato, per non raffreddarmi troppo nelle attese alla base dei pozzi supero le fanciulle e mi accodo a Michela e Francesco.
Procediamo tutti più o meno alla stessa andatura, dietro di me c’è Veronica e rimaniamo praticamente a vista fino alla base del Pozzo Perugia.
Da questo punto in poi io procedo verso l’uscita con Michela e Francesco, tanto gli altri sarebbero usciti pochi minuti dopo noi.
Arriviamo all'uscita in fretta:non c’è vento ed un bel panorama notturno ci aspetta, col cielo stellato che sovrasta le vallate ed i paesini. Mentre gli altri due proseguono verso il parcheggio io decido di aspettare il gruppetto (Simona ha le chiavi della mia macchina) lì all’ingresso, tanto sarebbero usciti dopo poco tempo… così almeno credevo!
Passano i minuti e degli ultimi grottaroli non c’è traccia… riesco solo a sentire lo stillicidio dell’acqua che proviene dalla galleria. Sento poi un forte “FLAP FLAP” molto vicino: che sia Butcher-Batman che ci ha raggiunto? No… è solo un grosso pipistrello che probabilmente non gradisce la mia presenta davanti all’imbocco della grotta.
Continuano a passare i minuti, ad est il cielo si schiarisce ed ancora non c’è traccia degli altri… ma che diavolo staranno facendo??
Solo soletto mi godo la vista dell’alba e della nebbia mattutina che dalle valli risale sulle colline… bello, ma dopo un po’ rompe i coglioni, anche perché inizio ad avere freddo e devo saltellare e ruotare le braccia per scaldarmi!
Finalmente dopo “solo” un’ora e mezzo di attesa arrivano gli altri: avevano sbagliato strada!

Riusciamo infine a scendere verso le macchine con la luce del giorno (sono quasi le 6.00) e ritroviamo gli altri, con Pippo che ha passato tutta la notte sviluppando la sua idea fissa: COME CATTURARE UN CAVALLO E CUCINARLO ALLA GRIGLIA!

Vista la fame che abbiamo l’idea della griglia sembra proprio un miraggio, ma in realtà Francesco ci aspetta con le bruschette e gli arrosticini appena fatti… che spettacolo!

Il battesimo del Cucco è stato piacevole e la colazione alla brace è stata la degna conclusione di un bel sabato sera decisamente alternativo!

domenica 22 aprile 2007

Buco Cattivo - Anello dei Rover

Appuntamento (stramente tutti puntuali) alle 8.00 a S. Vittore da Evasio, gli avventurieri di questa domenica sono Uliano, Chicco, Luca, Cristian, Stefano, Butcher, Simona, Marusca, Annalisa ed il sottoscritto.
La destinazione è il “Buco Cattivo”, detto anche “Buco del Cazzo” per la piacevole passeggiata di avvicinamento (praticamente una scalata) e per le simpatiche sorprese all’interno (i meandri, le trappole di fango, il Lago…).
Entriamo in grotta alle 9.30 divisi per gruppetti, io scendo col Butcher che in progressione verticale si rivela un corridore a tutto gas, nel senso però che ogni 10m ha delle “perdite” fetide!
Arriviamo alla Sala Merloni ed avviene la prima trasformazione: da Uomo Radioattivo Michele diventa Lord Butcher e si prepara ad accogliere tutti quanti distribuendo the caldo per tutti. Peccato che non c’erano un po’ di zucchero e limone. Veniamo anche raggiunti da altri 3 speleologi che dichiarano di aver avvistato gli altri, dei quali abbiamo perso le tracce da parecchio tempo.
Dopo un po’ d’attesa (1h40min!) il GSS torna al completo ed Annalisa ha una trovata geniale: “facciamo pranzo così recuperiamo un po’ di energie” …peccato solo che dopo 15 minuti avremmo dovuto guadare il terribile Lago gelato. La convinciamo ad evitare una bella congestione e ci incamminiamo verso le Trappole di Fango. La tecnica della “camminata alla Gesù Cristo” (cioè correre e saltellare velocissimi per non affondare) e la speranza di mantenere l’interno degli stivali asciutto si infrangono dopo pochi metri, quando un sonoro “PLOFF” ci fa capire che non sarà una passeggiata e che se non vogliamo abbandonare gli stivali nella melma dovremo sudare parecchio!
Il Butcher ha pagato le conseguenze della tecnica della corsa veloce sbattendo il ginocchio contro una concrezione bastarda sommersa, non 1 ma ben 2 volte!
Andiamo avanti con gli stivali che ad ogni passo fanno “CIAF CIAF” ed arriviamo finalmente al Lago: cerchiamo di escogitare il modo migliore per non bagnarsi troppo, ci spogliamo (chi più, chi meno, chi integralmente, come Chicco!) e si va.
Il freddo non è un grosso problema, anche perché dopo due minuti di ammollo la pelle (e non solo) è completamente insensibile. Io e Stefano abbiamo parecchie difficoltà quando finiamo in mezzo al lago, dove non ci sono appigli e il fango è più profondo: gli stivali sono intrappolati nel fango e più uno si sforza di liberarli, più c’è il rischio di lasciarli lì. Stefano si mette a dare bracciate stile Ian Thorpe, io ad ogni passo devo immergere un braccio per sollevare gli stivali. Il bello è che mentre noi due fiottiamo e triboliamo come delle bestie, Simona dietro noi non sprofonda e cammina tranquilla e beata. Arrivati al termine del lago non vi dico cosa è uscito dagli stivali…
La tecnica migliorepernon sporcarsi, in ogni caso, èquella di Chicco: senza dubbio dopo la traversata era il più pulito di tutti!
Arriva il momento hot della giornata: le ragazze del gruppo si tolgono la tuta per cambiarsi… con tutto il fango che avevano addosso dovevamo organizzare un incontro di lotta (per me avrebbe vinto Marusca)!
Finito di pranzare nuova trasformazione: il Butcher tira fuori un passamontagna da sequestratore/terrorista e si cala nelle vesti di Batman, canzonato e sbeffeggiato da tutti!
Arriva il tempo dei saluti, ci separiamo ed io, Uliano, Chicco, Stefano e Simona ci dirigiamo al Ramo dei Rover. Il primo ambiente che troviamo è quello della grande Sala Franosa, che come dice il nome è pieno di massi da crollo: la cosa più impressionante è però un blocco unico, grosso come un monolocale, schiantato al suolo e con gli stalattiti inclinati su un fianco.
Andiamo avanti verso la Sala Rinaldi ed i Rover, trovando tra l’altro per la strada un presepe ed una mastodontica roccia a forma di prua di nave (sembra, a grandezza naturale, il relitto del Titanic ripreso dai sommergibili). A questo punto iniziano i problemi: dove si imbocca il ramo? Semplice, secondo la guida “vicino ad una concrezione a forma di dito”… A parte il fatto che tutti gli stalagmiti possono sembrare delle dita, comunque perdiamo un po’ di tempo per vedere in ogni buco o cavità se il sentiero proseguiva.
Arrivati finalmente ai Rover ci troviamo in ambienti veramente belli, con stanze molto ampie piene di migliaia di concrezioni giganti. Uno dei passaggi più suggestivi è stato quello sospeso sopra un lago (incredibilmente azzurro nonostante sotterraneo) da fare col sistema della teleferica.
Ovviamente non ci sono le corde su tutti i laghetti ed arrivati ad una pozza poco profonda dobbiamo passare in arrampicata nella parete lì di fianco. Chissà com’è Chicco ed Uliano passano senza problemi, i più corti invece non arrivano ad un appiglio e finiscono in acqua: io e Stefano solo con gli stivali in ammollo, Simona invece va giù “a 4 di spade” e la tratteniamo per un soffio!
Proseguiamo il cammino fino ad un punto dove la guida è un po’ ambigua e non si riesce a capire qual è la direzione giusta: “di qua”, “no, di là”, “torniamo indietro e proviamo nell’altra direzione”, “forse siamo saliti troppo”, “proviamo a rifare il tratto di prima”, “rileggiamo meglio la guida”… insomma non se ne viene più fuori. Si fanno le 19.00, ma per fortuna Chicco ed Uliano si calano e si arrampicano ovunque possibile per cercare di trovare la retta via e finalmente individuano il pozzo giusto.
Continuiamo il giro, scendendo pozzi e risalendo forre, ma al termine dell’Anello dei Rover, proprio nel punto in cui secondo la dannata guida dobbiamo trovare un traverso che ci riporta al punto di partenza, vediamo solo una corda che scende verso il basso (ma non al punto di ricongiungimento dell’anello). Per l’ennesima volta bisogna cercare la strada: Uliano e Chicco si prodigano per capire dove cavolo bisogna andare, Simona infreddolita si maledice per aver dimenticato a casa il telo termico, Stefano con la scusa di scaldarla le si incolla addosso, io che mi chiedo se le ragazze del soccorso speleologico sono come le bagnine di Baywatch… Dopo una faticosa ricerca finalmente Chicco fa l’annuncio tanto atteso: “ho trovato l’uscita”! Il bello è che non abbiamo beccato il traverso che conclude l’anello, ma Chicco è riuscito a calarsi da una finestra sospesa in una zona dove ha riconosciuto… il laghetto dove la Faggi era caduta a 4 di spade!
Alle 21.00, galvanizzati per la bella notizia abbandoniamo l’Anello dei Rover (a me sembrava più che altro un Labirinto) e ci dirigiamo verso l’uscita. Visto che la strada è tanta, che abbiamo accumulato parecchio ritardo e che si inizia a sentire un po’ di stanchezza, decidiamo di dividerci. Io ed Uliano iniziamo il Gran Prix del Buco Cattivo: ore 22.10 Sala Rinaldi, ore 23.10 Sala Merloni, ore 24.10 uscita!
Anche gli altri non sono usciti da molto tempo e offrono subito tramezzini e birra! Verso le 2.30 ci raggiungono finalmente gli ultimi speleologi e poco dopo partiamo verso casa: stanchi (stanchissimi) ma orgogliosi e soddisfatti per l’impresa.

lunedì 9 aprile 2007