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venerdì 23 ottobre 2009

Avventure sotto zero: glaciospeleologia 2009

La spedizione di glaciospeleologia (parolone che indica lo studio e l’esplorazione di cavità all’interno dei ghiacciai) di quest’anno coincide con il mio “battesimo” in questa disciplina: per il 2009 abbiamo scelto come meta la località di Obergurgl, in Austria, nell’Ötztaler Gletscher.
Il meteo, purtroppo, ha condizionato fin da subito la vacanza, facendo slittare di un giorno la partenza per evitare di dover marciare durante una bufera di neve.
Siamo in 4 ai nastri di partenza: con me ci sono il Presidente Roberto e 2 sci-alpinisti, Mauro e Francesco. All’incontro a Fano la prima piccola sfida, cioè il caricamento della macchina in stile tetris...

Il viaggio procede tranquillo per i 500 km che ci separano da Moso, il paesino non lontano dal confine dove decidiamo di trascorrere la prima notte in tenda. Nonostante i tanti pensieri per le giornate a venire, mi addormento abbastanza in fretta, anche perchè la sveglia è più che mattutina: alle 6.00 dobbiamo alzarci e prepararci per raggiungere la nostra destinazione austriaca e lì comincerà il bello!
Il magnifico paesaggio che ci si para davanti al sorgere del sole cambia in fretta mentre ci avviciniamo al Passo del Rombo ed il termometro inizia una lenta e inesorabile discesa.
Arrivati a Obergurgl, comunque, non ci facciamo certo scoraggiare da un pò di neve e freddo e prepariamo gli zaini con tutto il necessario per i prossimi 3 giorni:
attrezzature + ricambi + cibo = 20 kg a persona.
Carichi come dei somari, può iniziare la scalata verso il rifugio Hochwilderhaus, a circa 5 ore e 900 m più in quota del nostro punto di partenza.

La progressione ci scalda velocemente e già dopo poche decine di metri iniziamo a togliere cappelli, guanti e giacche. Il problema irrisolvibile, invece, è il peso morto dello zaino che ci strazia le spalle.
Avanzando in quota, poi, aumenta la neve depositata sul sentiero (ma c’è un sentiero??) e dobbiamo fare a turno per tracciare la via nel manto bianco, che in alcuni punti arriva fino al ginocchio.

Oltre alla stanchezza, andando avanti cresce anche la consapevolezza che l’eccessiva neve costituirà un grosso problema per la progressione sul ghiacciaio nei giorni a seguire, perciò alla fine decidiamo di abortire la spedizione. La delusione colpisce tutti, ma non si può scherzare con la sicurezza. Durante il rientro a Obergurgl ci fermiamo dentro una specie di container per un pasto caldo consolatorio, a base di parmigiano, pasta e fagioli e zuppa di cereali liofilizzate.

Raggiungiamo nuovamente l’auto a sera inoltrata, dopo 7 ore di camminata veramente faticosa.
Per concludere “in bellezza” la giornata negativa, ci dobbiamo anche accampare in tenda in un prato mentre la neve inizia a cadere. La temperatura, stavolta, è più rigida della scorsa notte e nel dubbio mi addormento nel sacco a pelo con addosso anche i pantaloni tecnici.

In teoria “la notte porta consiglio”, ma dopo esserci svegliati un pò acciaccati e stanchi dalla scarpinata di ieri ancora non sappiamo bene cosa fare del resto della nostra vacanza. Si potrebbe andare a sciare (qui gli impianti hanno aperto addirittura a settembre), però ci sono pochissime piste aperte e quasi tutte azzurre. Si potrebbe in alternativa fare un giro turistico a Innsbruck, ma non sarebbe molto in linea con la nostra indole speleo-alpinistica.
Alla fine le pastarelle austriache della colazione danno la giusta ispirazione a Roberto: possiamo trasferirci in Svizzera, nel ghiacciaio del Morteratsch. Lì infatti le quote sono più basse ed il meteo migliore. E poi i due ghiacciai distano solo 90 km in linea d’aria (che però diventano 240 in strada!).
Ad ogni modo la proposta piace a tutti e nel pomeriggio arriviamo entusiasti in Svizzera, dove il sole ci mostra degli scorci di natura incontaminata tutto intorno alla strada.

Per la terza sera consecutiva siamo costretti ad accamparci in tenda, ma stavolta il posto è veramente perfetto. Sulla sponda di un torrente, a poca distanza dal ghiacciaio, c’è un’area attrezzata con tavolo e barbecue, il tutto con vista sulle vette innevate della zona.

La cena a base di zuppe, affettati, wurstel alla griglia e birra procede alla grande, ma via via che cala la notte sentiamo il bisogno di avvicinarci sempre di più al fuoco: la temperatura è già scesa a a -7° e durante la notte non potrà che peggiorare!

Foto di Roberto Zenobi

Poco male, ormai siamo abituati a dormire all’addiaccio (ma sarebbe più calzante dire all’agghiaccio!).

Foto di Roberto Zenobi

Il freddo della notte, probabilmente intorno ai -12°, impone misure estreme. Stanotte dormo con calzamaglia, calzini, pantaloni tecnici, maglia della salute, maglia tecnica a maniche lunghe, pile pesante, passamontagna e copertina sopra il sacco a pelo!
Sembra un’esagerazione ma alla fine riesco a farmi una bella dormita, a patto di sigillarmi dentro il sacco a pelo. Anche tenendo solamente il naso scoperto, infatti, il gelo entra velocemente in corpo.
Al risveglio la situazione è quasi surreale, visto che tutto intorno a noi è congelato. La sommità del sacco a pelo, i teli delle tende, gli oggetto lasciati sul tavolo... tutto è preda del ghiaccio.

Foto di Roberto Zenobi

La giornata, comunque, si preannuncia eccellente ed il sole presto scalda l’ambiente. Scongelati i bagagli e l’auto ci prepariamo per la “grande” marcia di avvicinamento: per fortuna stavolta il ghiacciaio si raggiunge in circa 40 minuti di camminata.

Sulla lingua del ghiacciaio subito una grotta di contatto ci fa rimanere a bocca aperta: i colori spettacolari che illuminano gli ambienti sembrano quasi finti e come bambini ci divertiamo a scorrazzare all’interno delle cavità, che si sviluppa al di sotto della massa ghiacciata.

In questa porzione del ghiacciaio si possono ammirare meravigliose combinazioni di acqua, roccia e ghiaccio:

Foto di Roberto Zenobi

Il divertimento è appena cominciato, infatti ci incamminiamo sopra il ghiacciaio alla ricerca di qualche cavità (mulino di ghiaccio) da scendere.

Chiaramente anche con queste eccellenti condizioni di visibilità bisogna fare attenzione ad eventuali crepacci.
In pochi minuti, fortunatamente, troviamo quello che cerchiamo.

Senza perdere tempo (non ne abbiamo molto) prepariamo due calate: Mauro e Francesco allestiscono una via “alpinistica” per allenarsi con un pò di piolet traction, cioè la risalita con piccozze e ramponi, mentre io e Roberto prepariamo una discesa “speleologica” con tanto di frazionamento.
Devo ammettere che l’arrampicata su parete ghiacciata con ramponi e piccozze è divertente e gustosa, soprattutto perchè le punte d’acciaio assicurano senza sforzo una presa salda e forte.

Il mio stile è sicuramente da migliorare... ma come inizio non c’è male!

Dopo esserci scaldati tutti e 4 arriva il momento dell’esplorazione nel cuore del ghiacciaio:

dal fondo della cavità, a circa 15/20 m dalla superficie, comincia un invitante meandro stretto e molto serpeggiante. Le pareti sembrano fatte di vetro di Murano lavorato abilmente in forme sinuose e la luce solare che irrompe dall’alto accende di azzurro gli ambienti.

Foto di Roberto Zenobi

Per fortuna i ramponi mi danno grande sicurezza mentre avanzo, a differenza delle mani che non riescono a trovare un minimo appiglio saldo.


Io e Roberto ci addentriamo per qualche decina di metri all’interno delle sinuose geometrie, incontrando anche qualche fine deposito morenico: che sfiga, ci si sporca anche qui in mezzo a tonnellate di acqua vetrificata!

Foto di Roberto Zenobi

Il meandro serpeggiante dopo un pò si restringe e si chiude, anche perchè ci troviamo all’interno di una cavità oramai abbandonata dallo scorrere dell’acqua e pertanto inattiva.
Appena risaliti una bizzarra nuvola ci accoglie in cielo:

?? Che sia un segno del destino?? Boh!

Ormai la luce sta calando e ci incamminiamo verso la macchina: la spedizione di glaciospeleologia è ormai terminata e nonostante il pesante ridimensionamento dovuto alla neve austriaca ci siamo divertiti ed abbiamo vissuto dei bei momenti da ricordare con piacere in futuro.
Oramai che “il ghiaccio è rotto”, non mi resta che prenotare un posto per la spedizione l’avventura dell’anno prossimo!

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