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venerdì 2 novembre 2007

Abisso Gigi Squisio

La valorosa brigata Carcaraia, composta da me, Chicco, Michela, Francesco e Simona, stamattina si riunisce presto per organizzare la spedizione alla conquista dell'Abisso Gigi Squisio... non prima però di una bella colazione al bar!
Il comprensorio della grotta si trova poco dopo il paese di Vagli e per raggiungerlo si costeggia il suo lago omonimo. Questo bacino è famoso perchè la sua realizzazione ha richiesto il sacrificio del paesino di "Fabbriche di Vagli": perennemente sommerso, lo spettrale nucleo abitato emerge soltanto una volta ogni 10 anni circa, in occasione dello svuotamento dell'invaso per la pulizia straordinaria. Oggi il livello è molto basso, ma non abbastanza per vedere le casupole e la chiesetta abbandonati.
Arrivati in Carcaraia, si lascia la macchina prima di una galleria scavata nel marmo. L'avvicinamento è di circa un'ora, ma il clima è mite e ci godiamo il panorama delle Apuane e delle cave diffuse un pò avunque sul territorio.
Dopo la sudata per l'avvicinamento finalmente arriviamo all'ingresso dell'abisso, costituito da una telo paraneve che sembra più che altro una tenda canadese in mezzo al bosco! Leggendo un tabello ne guida scopriamo l'origine del nome: "squisio" è un termine ludico dialettale che significa "fermate il gioco, entriamo anche noi". In pratica gli scopritori della grotta non avevano mai fatto grandi scoperte, finalmente con la forzatura di una strettoia erano riusciti a trovare una cavità degna del club dei -1000, entrando (finalmente) nella storia dei gruppi speleologici locali.
Cominciamo l'esplorazione: l'inizio avviene su frana, con spazi abbastanza angusti all'interno dei blocchi e detriti, però dopo qualche decina di metri in discesa si arriva nella parte più integra di roccia, iniziando anche a sentire/vedere la presenza di acqua.
Finalmente ci si può anche alzare in piedi e superando qualche pozzetto si nota chiaramente il passaggio fra gli strati superficiali di roccia calcarea alterata e quelli più profondi di marmo compatto.
La successione di ambienti è unica, si scende spesso in grandi forre (con pochissima acqua, per fortuna) ed in ampi e regolari pozzi. Alla base di uno di questi comincia l'anello del nostro percorso: discenderemo da un ramo, per poi risalire da un altro.
Al bivio imbocchiamo subito un meandro sinuoso e bastardo, con passaggi stretti/inclinati che vanno in salita ed in discesa: per rendere il tutto più gustoso ogni tanto nel pavimento del passaggio si aprivano delle piccole voragini (max 40/50cm) profonde anche 15/20 metri! Non ho mai odiato tanto lo zaino come in quel passaggio, è stato una tribolazione avanzare, anzi arrancare portandosi dietro il fardello...
Tanta fatica è stata però ampiamente ripagata poco più avanti: a parte la scoperta di una bella conca cilindrica con le pareti laterali scavate a spirale, in poco tempo arriviamo sui maestosi pozzi principali, il più suggestivo dei quali con un tiro unico sul vuoto di 50 metri!
Nota: mentre scendevo proprio questo tratto, dopo una trentina di metri dalla partenza, la Faggi ha avuto la simpatica idea di tentare di uccidermi. Mentre calavo infatti sento urlare "SASSO"... ma non vedendo arrivare niente pensavo ad uno scherzo. Invece dopo due o tre secondi sento una botta ad un piede! é andata bene...
Continuiamo la discesa con altri due salti, poi dopo la pausa-pizza risaliamo per una nuova via.
Alla fine dell'escursione ci siamo ritrovati un pò stanchi, molto soddisfatti e soprattutto praticamente puliti, altro che il fango delle nostre parti...
W IL MARMO!

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