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giovedì 24 dicembre 2009

Buone Feste

Auguri per un sereno Natale ed un radioso 2010
Occhio alle abbuffate natalizie!

domenica 20 dicembre 2009

Forca Viola - Monti Sibillini

In pieno periodo natalizio cosa c'è di meglio di una bella giornata tra le nevi dei Sibillini? La giornata comincia con un bel sole splendente, che tuttavia non riesce a far smuovere la temperatura che sulla piana di Castelluccio segna i -14,5°...
Senza farci intimidire ci dividiamo in 2 squadre: Roberto e Nicola si dedicano allo sci-alpinismo, mentre io, Simona e Cristian alle ciaspole, diretti a Forca Viola.
Per i primi minuti avanziamo immersi in una gelida foschia che ancora "ristagna" nella piana, ma appena guadagnamo qualche decina di metri di dislivello l'orizzonte si apre in tutto il suo spettacolo.
Si cammina veramente bene, le ciaspole non affondano troppo e con il movimento ci si scalda in fretta.
Arriviamo in un punto panoramico vicino ad un abbeveratoio, dove scatta un set fotografico da brivido:
In lontananza è sempre visibile Castelluccio, anche se a tratti la foschia risale le pendici fino a coprirlo parzialmente.
Proseguiamo oltre diretti verso Forca Viola, seguendo di tanto in tanto le orme di qualche animale selvatico. Stufi di passeggiare sulla neve decidiamo di affrontare l'ultimo tratto di salita lungo la linea di massima pendenza... d'ora in poi la fatica raddoppierà!
Sbuffando come delle ciminiere raggiungiamo la fine del ripido pendio ci fermiamo esausti ed accaldati per la pausa pranzo. Chissà cosa faranno gli altri? Le ricetrasmittenti non prendono il segnale, così vista anche l'ora e la strada che ci separa dalla macchina torniamo indietro. Peccato solo che in discesa le ciaspole siano infinitamente meno stabili e funzionali di un paio di sci, così tra scivolate e cadute ci inventiamo una tecnica perscendere all'indietro!
Preso dall'euforia della discesa Cristian (il nostro sosia di Alberto Stasi) regala ai propri fans questo numero:
...diventando in pochi istanti una specie di mummia di Similaun!
Finalmente le radio funzionano, così scambiamo 2 battute con gli altri sull'altro versante.
Alla fine ci ricongiungiamo con i 2 scialpinisti: anche loro hanno fatto un pò di "scarpinata", anche se le lame degli sci avrebbero gradito un pò più di neve.
Dopo una bella giornata all'aperto ci vuole solo una cosa: una gran merenda a Visso!

sabato 5 dicembre 2009

Dalla Maremma alle Crete Senesi

Il ponte dell'8 dicembre ci ha fornito la ghiotta occasione per trascorrere un pò di giorni in Toscana, in zone che ho sempre visto "da lontano" per motivi di lavoro ma che meritano di essere apprezzate appieno da turista.
Il nostro breve ma intenso viaggio si è articolato in più tappe, cominciando dall'alta Maremma, passando per il borgo di Massa Marittima fino a terminare nelle zone termali del senese: ecco alcuni appunti e consigli di viaggio.

Abbazia di S. Galgano
Questo luogo si trova lungo la strada che percorriamo da Siena a Grosseto ed una volta lasciata la macchina nell'area di parcheggio ci si ritrova in un ambiente talmente particolare che sembra di trovarsi in un set cinematografico.
Ma se all'esterno quello che colpisce è l'ottimo stato di conservazione della strutture (la cui costruzione è iniziata nel 1218 ed è terminata con la consacrazione nel 1288), è all'interno che si rimane senza fiato ammirando le alte navate a cielo aperto.
Davvero un luogo unico, da lasciare quasi senza parole. L'Abbazia è aperta anche di notte e scommetto che l'illuminazione riesce a rendere ancora più suggestiva l'atmosfera del monumento.
Su un'altura a poca distanza si trova una chiesetta, la Cappella di Montesiepi, famosa per conservare al suo interno i resti di una spada nella roccia... che sia l'originale citata in tanti film e racconti?
Maggiori info sul sito ufficiale.

Massa Marittima
Nel pomeriggio girovaghiamo per le colline metallifere di Montieri e capitiamo nel paesino di Gerfalco proprio al momento del tramonto:
Il viaggio prosegue verso Massa Marittima, che a dispetto del nome è un borgo medievale a circa 20 km dal Tirreno: il termine "marittima" deriva da Maremma, come ci spiegherà poi una guida.
Il nostro soggiorno comincia nel migliore dei modi: dopo una prima veloce passeggiata in Piazza del Duomo, nel cuore del centro storico,
ci gustiamo una cena succulenta a base di cinghiale nell'Osteria da Tronca: il locale è segnalato anche nella guida Slow Food e secondo me sono imperdibili i ravioli alla maremmana.
Ma Massa Marittima ha molto altro da offrire ai visitatori, così dedichiamo buona parte della domenica per scoprire alcune delle bellezze della cittadina.
Cominciamo con la visita del Duomo: l’esterno è talmente particolare, ricco e ben conservato che gli interni, al confronto, non appaiono all'altezza. Ma questa è solo un’impressione personale.
La nostra passeggiata prosegue risalendo il centro storico verso l’antico frantoio, dove abbiamo appuntamento con una guida che ho prenotato nei giorni scorsi. La ragazza, molto preparata, ci illustra il funzionamento dell’unico frantoio che a Massa era aperto anche a tutti i cittadini: la particolarità è che tutti gli strumenti sono originali e restaurati, compresi i grandi macchinari che trasmettevano il movimento dal mulo alle macine.

Si dice, addirittura, che i primi disegni di questo ingegnoso meccanismo siano stati fatti addirittura da Leonardo da Vinci...
La vecchia bottega conserva ancora molte altre attrezzature dell’epoca e ci viene spiegato che delle olive non veniva buttato via niente, ricavando dalle diverse fasi oli di qualità sempre meno pregiata.
Senza fare molta strada seguiamo la nostra guida alla Torre del Candeliere, realizzata nel 1228, uno degli indiscussi simboli della città col suo caratteristico ponte ad arco che la collega alle mura.
Sempre grazie alle preziose informazioni della guida scopriamo che in origine la fortificazione era alta circa 40 m, ma dopo l’occupazione da parte dei Senesi (anno 1335) la Torre venne “troncata” di circa un terzo: un vero affronto morale per i cittadini di Massa Marittima per dimostrare chi avrebbe comandato da quel momento in avanti.
La visita permette di raggiungere la sommità, o meglio quello che ne rimane dopo la conquista dei Senesi, e di percorrere un tratto delle mura senesi, dalle quali si gode un panorama privilegiato sulla città fino al mare.
Pezzo forte della giornata, per noi appassionati del mondo sotterraneo, è la visita al Museo della Miniera (foto e descrizione in questo post), veramente educativo e suggestivo... insomma da non perdere.

Monterotondo Marittimo
Nel pomeriggio di domenica riusciamo a ritagliarci una visita al “Parco geotermico delle Biancane”, nel Comune di Monterotondo Marittimo, che dista meno di 20 km da Massa Marittima. Questa zona della Toscana è famosa per le imponenti manifestazioni geotermiche: quelle profonde vengono sfruttare per produrre energia pulita e teleriscaldamento, mentre in superficie i vapori sulfurei ed i fanghi bollenti che risalgono creano uno scenario quasi infernale.

Le Terme nel Senese
Un nuovo vivo tramonto all’orizzonte ci accompagna mentre abbandoniamo la Maremma e ci spostiamo nel senese per raggiungere le zone termali (alcuni ottimi consigli sul sito www.termelibere.it).
Arriviamo al bed & breakfast di sera e subito ci spostiamo a Bagno Vignoni per la cena. Questo paesino ha la particolarità di non avere una piazza centrale, che è sostituita da una grande vasca di acqua termale alimentata da una risorgenza. L’effetto del vapore che si solleva è davvero notevole.
Questo è uno dei centri termali più famosi, ma ad essere sinceri adesso l’acqua è piuttosto fresca perciò è da escludere un bagno serale!
La temperatura non cambia nemmeno il giorno seguente, quando arriviamo a Bagni San Filippo. La zona termale, qui, si sviluppa lungo un torrente che forma numerose vasche e colate, la più maestosa delle quali è la “Balena Bianca”.
In tutta la mattinata vediamo solo 4/5 temerari che si immergono nelle acque, che a dire il vero non sono nemmeno tiepide.
Per fortuna abbiamo un “asso nella manica” perchè nonostante il cielo plumbeo ed una temperatura di 8 gradi sappiamo di poterci fare un bel bagno caldo, gratuito, a San Casciano dei Bagni.
In quest’altra cittadina medievale si può parcheggiare liberamente l’auto nella terrazza sulla sinistra, subito prima di entrare nel borgo: imboccando a piedi una stradina in discesa (c’è il divieto di accesso per i veicoli) in 10 minuti di camminata arriviamo alle vasche romane del “bagno piccolo”, caratterizzato dalla copertura in legno e dalle acque più tiepide,
e soprattutto a quelle del “bagno grande”. L’acqua qui ha una temperatura di 40°, più che sufficienti per rilassarsi in ammollo anche con un clima invernale.
Addirittura io comincio a soffrire della sindrome da aragosta, perciò dopo qualche minuto di bagno devo sollevarmi per cercare un pò di refrigerio!
Alla fine ci gustiamo un lungo bagno termale di 90 minuti, durante i quali mangiamo anche un panino rimanendo semi-immersi.
Peccato solo che con questo bagno si conclude il nostro weekend lungo in Toscana, anche se già abbiamo alcuni spunti per la prossima vacanza in questa grande regione.

Il fascino della Miniera: il Museo di Massa Marittima

Dopo la riuscitissima incursione in miniera del 2009 ed in preparazione alla nuova avventura del prossimo anno non potevamo mancare la visita al Museo della Miniera di Massa Marittima (GR), un'esposizione a dir poco unica nel suo genere che letteralmente fa immergere i visitatori nel mondo duro e claustrofobico dei minatori.
Innanzitutto va precisato che ci troviamo nell'alta Maremma, a due passi dalle Colline Metallifere grossetane, dove sottolineano essere "minatori da 3000 anni", in pratica dal tempo degli Etruschi.
Nel borgo di Massa Marittima, gioiello medievale ottimamente conservato ed assolutamente da visitare, hanno ricreato alla perfezione dei tratti di cunicoli, gallerie ed ambienti minerari all'interno di una vecchia cava di travertino, ricreando in pratica in maniera fedelissima l'interno delle miniere metallifere della zona, trasportandovi anche mezzi, apparecchiature e materiali vari provenienti proprio dalle miniere ormai dismesse di Gavorrano e Campiano.
La visita guidata si snoda attraverso una serie di gallerie perpendicolari tra loro costruite dai carpentieri minerari con le stesse tecniche e gli stessi materiali utilizzati nei siti estrattivi.
Lungo il percorso la guida racconta alcuni dettagli tecnici delle tecniche di produzione e svela alcuni aspetti quotidiani della dura vita dei minatori, a cominciare dalla convivenza con i ratti (che venivano impiegati come "sismografi" per essere allertati di imminenti cedimenti) alle misere condizioni igienico-sanitarie di lavoro. Ecco una ricostruzione della mensa:
Insomma, senza svelare tutti i segreti di questo straordinario museo consiglio tutti gli appassionati di miniere di fare un salto a Massa Marittima per immergersi in questa visita appassionante.
Maggiori info sul sito istituzionale.

domenica 29 novembre 2009

Giornate di prevenzione ed autosoccorso 2009

Si sono appena concluse le 2 “giornate di pratiche di prevenzione ed autosoccorso in grotta e forra”, organizzate dalla Federazione Speleologica Marchigiana con la preziosa collaborazione del CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico). Tra i vari partecipanti, una trentina in tutto provenienti da diversi gruppi regionali, fa sicuramente bella figura la nostra rappresentanza, che con 6 membri è tra le più numerose.
La scelta dell’ambientazione è decisamente azzeccata ed anche il clima è dalla nostra parte: nella giornata di sabato, nell’androne della Grotta della Beata Vergine vengono illustrate le tecniche di autosoccorso in grotta, con superamento di frazionamenti e nodi. E’ sicuramente un’ottima occasione per ripassare ed affinare quelle manovre indispensabili per mettere in una posizione di sicurezza una vittima rimasta appesa su corda. A fine giornata, poi, ci rendiamo effettivamente conto di quanto sia faticoso anche solo simulare di essere la vittima e rimanere appesi inermi sull’imbrago: lividi sparsi e dolori vari confermano che la “posizione della lonza” non è la più comoda per il corpo umano!
Il clima conviviale che si è instaurato da subito, con momenti di serietà alternati alle più classiche parentesi di goliardia speleo, continua anche al rifugio in zona Lago Fossi: dopo una lezione teorica sulla prevenzione degli incidenti, finalmente ci mettiamo a ragionare davanti alla tavola imbandita per la cena!
Forse per la fatica della giornata, o chissà forse per qualche bicchiere di troppo, alle 23.00 siamo mezzi cotti e quasi tutti si trasferiscono nelle camerate, dove però le battute e le risate continuano più o meno fino a mezzanotte (quasi mi venivano le lacrime dal ridere...).
Per la seconda giornata ci spostiamo invece nella palestra di roccia di Pontechiaradovo: oggi si affrontano (per noi si tratta in realtà di un ripasso) le tecniche di progressione sicura in forra, quelle cioè che permettono di mantenere facilmente svincolabile la corda di discesa, e ci vengono mostrate alcune utili manovre di intervento diretto, da applicare in caso di arresto su corda, magari sotto cascata.
Il clou del pomeriggio è proprio l’esercitazione per il recupero di una vittima rimasta bloccata, con il taglio della sua corda.
E’ una manovra veloce e relativamente semplice, ma impariamo anche che va fatta con molta attenzione per evitare di fare danni con la propria lama...
Tutti i partecipanti, alla fine, sono soddisfatti dell’intenso weekend: grazie ancora alla FSM e soprattutto ai ragazzi del CNSAS.

IMPORTANTE - numeri per le emergenze
Oltre al classico 118, in caso di incidente nelle Marche si possono risparmiare minuti preziosi chiamando questi contatti del Soccorso:
delegato 334 6709213
vice delegato 334 6709214
capo stazione 334 6709215

venerdì 23 ottobre 2009

Avventure sotto zero: glaciospeleologia 2009

La spedizione di glaciospeleologia (parolone che indica lo studio e l’esplorazione di cavità all’interno dei ghiacciai) di quest’anno coincide con il mio “battesimo” in questa disciplina: per il 2009 abbiamo scelto come meta la località di Obergurgl, in Austria, nell’Ötztaler Gletscher.
Il meteo, purtroppo, ha condizionato fin da subito la vacanza, facendo slittare di un giorno la partenza per evitare di dover marciare durante una bufera di neve.
Siamo in 4 ai nastri di partenza: con me ci sono il Presidente Roberto e 2 sci-alpinisti, Mauro e Francesco. All’incontro a Fano la prima piccola sfida, cioè il caricamento della macchina in stile tetris...

Il viaggio procede tranquillo per i 500 km che ci separano da Moso, il paesino non lontano dal confine dove decidiamo di trascorrere la prima notte in tenda. Nonostante i tanti pensieri per le giornate a venire, mi addormento abbastanza in fretta, anche perchè la sveglia è più che mattutina: alle 6.00 dobbiamo alzarci e prepararci per raggiungere la nostra destinazione austriaca e lì comincerà il bello!
Il magnifico paesaggio che ci si para davanti al sorgere del sole cambia in fretta mentre ci avviciniamo al Passo del Rombo ed il termometro inizia una lenta e inesorabile discesa.
Arrivati a Obergurgl, comunque, non ci facciamo certo scoraggiare da un pò di neve e freddo e prepariamo gli zaini con tutto il necessario per i prossimi 3 giorni:
attrezzature + ricambi + cibo = 20 kg a persona.
Carichi come dei somari, può iniziare la scalata verso il rifugio Hochwilderhaus, a circa 5 ore e 900 m più in quota del nostro punto di partenza.

La progressione ci scalda velocemente e già dopo poche decine di metri iniziamo a togliere cappelli, guanti e giacche. Il problema irrisolvibile, invece, è il peso morto dello zaino che ci strazia le spalle.
Avanzando in quota, poi, aumenta la neve depositata sul sentiero (ma c’è un sentiero??) e dobbiamo fare a turno per tracciare la via nel manto bianco, che in alcuni punti arriva fino al ginocchio.

Oltre alla stanchezza, andando avanti cresce anche la consapevolezza che l’eccessiva neve costituirà un grosso problema per la progressione sul ghiacciaio nei giorni a seguire, perciò alla fine decidiamo di abortire la spedizione. La delusione colpisce tutti, ma non si può scherzare con la sicurezza. Durante il rientro a Obergurgl ci fermiamo dentro una specie di container per un pasto caldo consolatorio, a base di parmigiano, pasta e fagioli e zuppa di cereali liofilizzate.

Raggiungiamo nuovamente l’auto a sera inoltrata, dopo 7 ore di camminata veramente faticosa.
Per concludere “in bellezza” la giornata negativa, ci dobbiamo anche accampare in tenda in un prato mentre la neve inizia a cadere. La temperatura, stavolta, è più rigida della scorsa notte e nel dubbio mi addormento nel sacco a pelo con addosso anche i pantaloni tecnici.

In teoria “la notte porta consiglio”, ma dopo esserci svegliati un pò acciaccati e stanchi dalla scarpinata di ieri ancora non sappiamo bene cosa fare del resto della nostra vacanza. Si potrebbe andare a sciare (qui gli impianti hanno aperto addirittura a settembre), però ci sono pochissime piste aperte e quasi tutte azzurre. Si potrebbe in alternativa fare un giro turistico a Innsbruck, ma non sarebbe molto in linea con la nostra indole speleo-alpinistica.
Alla fine le pastarelle austriache della colazione danno la giusta ispirazione a Roberto: possiamo trasferirci in Svizzera, nel ghiacciaio del Morteratsch. Lì infatti le quote sono più basse ed il meteo migliore. E poi i due ghiacciai distano solo 90 km in linea d’aria (che però diventano 240 in strada!).
Ad ogni modo la proposta piace a tutti e nel pomeriggio arriviamo entusiasti in Svizzera, dove il sole ci mostra degli scorci di natura incontaminata tutto intorno alla strada.

Per la terza sera consecutiva siamo costretti ad accamparci in tenda, ma stavolta il posto è veramente perfetto. Sulla sponda di un torrente, a poca distanza dal ghiacciaio, c’è un’area attrezzata con tavolo e barbecue, il tutto con vista sulle vette innevate della zona.

La cena a base di zuppe, affettati, wurstel alla griglia e birra procede alla grande, ma via via che cala la notte sentiamo il bisogno di avvicinarci sempre di più al fuoco: la temperatura è già scesa a a -7° e durante la notte non potrà che peggiorare!

Foto di Roberto Zenobi

Poco male, ormai siamo abituati a dormire all’addiaccio (ma sarebbe più calzante dire all’agghiaccio!).

Foto di Roberto Zenobi

Il freddo della notte, probabilmente intorno ai -12°, impone misure estreme. Stanotte dormo con calzamaglia, calzini, pantaloni tecnici, maglia della salute, maglia tecnica a maniche lunghe, pile pesante, passamontagna e copertina sopra il sacco a pelo!
Sembra un’esagerazione ma alla fine riesco a farmi una bella dormita, a patto di sigillarmi dentro il sacco a pelo. Anche tenendo solamente il naso scoperto, infatti, il gelo entra velocemente in corpo.
Al risveglio la situazione è quasi surreale, visto che tutto intorno a noi è congelato. La sommità del sacco a pelo, i teli delle tende, gli oggetto lasciati sul tavolo... tutto è preda del ghiaccio.

Foto di Roberto Zenobi

La giornata, comunque, si preannuncia eccellente ed il sole presto scalda l’ambiente. Scongelati i bagagli e l’auto ci prepariamo per la “grande” marcia di avvicinamento: per fortuna stavolta il ghiacciaio si raggiunge in circa 40 minuti di camminata.

Sulla lingua del ghiacciaio subito una grotta di contatto ci fa rimanere a bocca aperta: i colori spettacolari che illuminano gli ambienti sembrano quasi finti e come bambini ci divertiamo a scorrazzare all’interno delle cavità, che si sviluppa al di sotto della massa ghiacciata.

In questa porzione del ghiacciaio si possono ammirare meravigliose combinazioni di acqua, roccia e ghiaccio:

Foto di Roberto Zenobi

Il divertimento è appena cominciato, infatti ci incamminiamo sopra il ghiacciaio alla ricerca di qualche cavità (mulino di ghiaccio) da scendere.

Chiaramente anche con queste eccellenti condizioni di visibilità bisogna fare attenzione ad eventuali crepacci.
In pochi minuti, fortunatamente, troviamo quello che cerchiamo.

Senza perdere tempo (non ne abbiamo molto) prepariamo due calate: Mauro e Francesco allestiscono una via “alpinistica” per allenarsi con un pò di piolet traction, cioè la risalita con piccozze e ramponi, mentre io e Roberto prepariamo una discesa “speleologica” con tanto di frazionamento.
Devo ammettere che l’arrampicata su parete ghiacciata con ramponi e piccozze è divertente e gustosa, soprattutto perchè le punte d’acciaio assicurano senza sforzo una presa salda e forte.

Il mio stile è sicuramente da migliorare... ma come inizio non c’è male!

Dopo esserci scaldati tutti e 4 arriva il momento dell’esplorazione nel cuore del ghiacciaio:

dal fondo della cavità, a circa 15/20 m dalla superficie, comincia un invitante meandro stretto e molto serpeggiante. Le pareti sembrano fatte di vetro di Murano lavorato abilmente in forme sinuose e la luce solare che irrompe dall’alto accende di azzurro gli ambienti.

Foto di Roberto Zenobi

Per fortuna i ramponi mi danno grande sicurezza mentre avanzo, a differenza delle mani che non riescono a trovare un minimo appiglio saldo.


Io e Roberto ci addentriamo per qualche decina di metri all’interno delle sinuose geometrie, incontrando anche qualche fine deposito morenico: che sfiga, ci si sporca anche qui in mezzo a tonnellate di acqua vetrificata!

Foto di Roberto Zenobi

Il meandro serpeggiante dopo un pò si restringe e si chiude, anche perchè ci troviamo all’interno di una cavità oramai abbandonata dallo scorrere dell’acqua e pertanto inattiva.
Appena risaliti una bizzarra nuvola ci accoglie in cielo:

?? Che sia un segno del destino?? Boh!

Ormai la luce sta calando e ci incamminiamo verso la macchina: la spedizione di glaciospeleologia è ormai terminata e nonostante il pesante ridimensionamento dovuto alla neve austriaca ci siamo divertiti ed abbiamo vissuto dei bei momenti da ricordare con piacere in futuro.
Oramai che “il ghiaccio è rotto”, non mi resta che prenotare un posto per la spedizione l’avventura dell’anno prossimo!