giovedì 24 dicembre 2009
domenica 20 dicembre 2009
Forca Viola - Monti Sibillini
Arriviamo in un punto panoramico vicino ad un abbeveratoio, dove scatta un set fotografico da brivido:
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sabato 5 dicembre 2009
Dalla Maremma alle Crete Senesi
Il nostro breve ma intenso viaggio si è articolato in più tappe, cominciando dall'alta Maremma, passando per il borgo di Massa Marittima fino a terminare nelle zone termali del senese: ecco alcuni appunti e consigli di viaggio.
Abbazia di S. Galgano
Questo luogo si trova lungo la strada che percorriamo da Siena a Grosseto ed una volta lasciata la macchina nell'area di parcheggio ci si ritrova in un ambiente talmente particolare che sembra di trovarsi in un set cinematografico.
Su un'altura a poca distanza si trova una chiesetta, la Cappella di Montesiepi, famosa per conservare al suo interno i resti di una spada nella roccia... che sia l'originale citata in tanti film e racconti?
Massa Marittima
Nel pomeriggio girovaghiamo per le colline metallifere di Montieri e capitiamo nel paesino di Gerfalco proprio al momento del tramonto:
Il nostro soggiorno comincia nel migliore dei modi: dopo una prima veloce passeggiata in Piazza del Duomo, nel cuore del centro storico,
Ma Massa Marittima ha molto altro da offrire ai visitatori, così dedichiamo buona parte della domenica per scoprire alcune delle bellezze della cittadina.
Cominciamo con la visita del Duomo: l’esterno è talmente particolare, ricco e ben conservato che gli interni, al confronto, non appaiono all'altezza. Ma questa è solo un’impressione personale.
La nostra passeggiata prosegue risalendo il centro storico verso l’antico frantoio, dove abbiamo appuntamento con una guida che ho prenotato nei giorni scorsi. La ragazza, molto preparata, ci illustra il funzionamento dell’unico frantoio che a Massa era aperto anche a tutti i cittadini: la particolarità è che tutti gli strumenti sono originali e restaurati, compresi i grandi macchinari che trasmettevano il movimento dal mulo alle macine.
Senza fare molta strada seguiamo la nostra guida alla Torre del Candeliere, realizzata nel 1228, uno degli indiscussi simboli della città col suo caratteristico ponte ad arco che la collega alle mura.
Nel pomeriggio di domenica riusciamo a ritagliarci una visita al “Parco geotermico delle Biancane”, nel Comune di Monterotondo Marittimo, che dista meno di 20 km da Massa Marittima. Questa zona della Toscana è famosa per le imponenti manifestazioni geotermiche: quelle profonde vengono sfruttare per produrre energia pulita e teleriscaldamento, mentre in superficie i vapori sulfurei ed i fanghi bollenti che risalgono creano uno scenario quasi infernale.
Un nuovo vivo tramonto all’orizzonte ci accompagna mentre abbandoniamo la Maremma e ci spostiamo nel senese per raggiungere le zone termali (alcuni ottimi consigli sul sito www.termelibere.it).
La temperatura non cambia nemmeno il giorno seguente, quando arriviamo a Bagni San Filippo. La zona termale, qui, si sviluppa lungo un torrente che forma numerose vasche e colate, la più maestosa delle quali è la “Balena Bianca”.
Per fortuna abbiamo un “asso nella manica” perchè nonostante il cielo plumbeo ed una temperatura di 8 gradi sappiamo di poterci fare un bel bagno caldo, gratuito, a San Casciano dei Bagni.
In quest’altra cittadina medievale si può parcheggiare liberamente l’auto nella terrazza sulla sinistra, subito prima di entrare nel borgo: imboccando a piedi una stradina in discesa (c’è il divieto di accesso per i veicoli) in 10 minuti di camminata arriviamo alle vasche romane del “bagno piccolo”, caratterizzato dalla copertura in legno e dalle acque più tiepide,
Alla fine ci gustiamo un lungo bagno termale di 90 minuti, durante i quali mangiamo anche un panino rimanendo semi-immersi.
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Il fascino della Miniera: il Museo di Massa Marittima
Innanzitutto va precisato che ci troviamo nell'alta Maremma, a due passi dalle Colline Metallifere grossetane, dove sottolineano essere "minatori da 3000 anni", in pratica dal tempo degli Etruschi.
Nel borgo di Massa Marittima, gioiello medievale ottimamente conservato ed assolutamente da visitare, hanno ricreato alla perfezione dei tratti di cunicoli, gallerie ed ambienti minerari all'interno di una vecchia cava di travertino, ricreando in pratica in maniera fedelissima l'interno delle miniere metallifere della zona, trasportandovi anche mezzi, apparecchiature e materiali vari provenienti proprio dalle miniere ormai dismesse di Gavorrano e Campiano.
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domenica 29 novembre 2009
Giornate di prevenzione ed autosoccorso 2009
Forse per la fatica della giornata, o chissà forse per qualche bicchiere di troppo, alle 23.00 siamo mezzi cotti e quasi tutti si trasferiscono nelle camerate, dove però le battute e le risate continuano più o meno fino a mezzanotte (quasi mi venivano le lacrime dal ridere...).
E’ una manovra veloce e relativamente semplice, ma impariamo anche che va fatta con molta attenzione per evitare di fare danni con la propria lama...
IMPORTANTE - numeri per le emergenze
Oltre al classico 118, in caso di incidente nelle Marche si possono risparmiare minuti preziosi chiamando questi contatti del Soccorso:
delegato 334 6709213
vice delegato 334 6709214
capo stazione 334 6709215
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venerdì 23 ottobre 2009
Avventure sotto zero: glaciospeleologia 2009
La spedizione di glaciospeleologia (parolone che indica lo studio e l’esplorazione di cavità all’interno dei ghiacciai) di quest’anno coincide con il mio “battesimo” in questa disciplina: per il 2009 abbiamo scelto come meta la località di Obergurgl, in Austria, nell’Ötztaler Gletscher.
Il meteo, purtroppo, ha condizionato fin da subito la vacanza, facendo slittare di un giorno la partenza per evitare di dover marciare durante una bufera di neve.
Siamo in 4 ai nastri di partenza: con me ci sono il Presidente Roberto e 2 sci-alpinisti, Mauro e Francesco. All’incontro a Fano la prima piccola sfida, cioè il caricamento della macchina in stile tetris...
Il viaggio procede tranquillo per i 500 km che ci separano da Moso, il paesino non lontano dal confine dove decidiamo di trascorrere la prima notte in tenda. Nonostante i tanti pensieri per le giornate a venire, mi addormento abbastanza in fretta, anche perchè la sveglia è più che mattutina: alle 6.00 dobbiamo alzarci e prepararci per raggiungere la nostra destinazione austriaca e lì comincerà il bello!
Il magnifico paesaggio che ci si para davanti al sorgere del sole cambia in fretta mentre ci avviciniamo al Passo del Rombo ed il termometro inizia una lenta e inesorabile discesa.
Arrivati a Obergurgl, comunque, non ci facciamo certo scoraggiare da un pò di neve e freddo e prepariamo gli zaini con tutto il necessario per i prossimi 3 giorni:
attrezzature + ricambi + cibo = 20 kg a persona.
Carichi come dei somari, può iniziare la scalata verso il rifugio Hochwilderhaus, a circa 5 ore e 900 m più in quota del nostro punto di partenza.
La progressione ci scalda velocemente e già dopo poche decine di metri iniziamo a togliere cappelli, guanti e giacche. Il problema irrisolvibile, invece, è il peso morto dello zaino che ci strazia le spalle.
Avanzando in quota, poi, aumenta la neve depositata sul sentiero (ma c’è un sentiero??) e dobbiamo fare a turno per tracciare la via nel manto bianco, che in alcuni punti arriva fino al ginocchio.
Oltre alla stanchezza, andando avanti cresce anche la consapevolezza che l’eccessiva neve costituirà un grosso problema per la progressione sul ghiacciaio nei giorni a seguire, perciò alla fine decidiamo di abortire la spedizione. La delusione colpisce tutti, ma non si può scherzare con la sicurezza. Durante il rientro a Obergurgl ci fermiamo dentro una specie di container per un pasto caldo consolatorio, a base di parmigiano, pasta e fagioli e zuppa di cereali liofilizzate.
Raggiungiamo nuovamente l’auto a sera inoltrata, dopo 7 ore di camminata veramente faticosa.
Per concludere “in bellezza” la giornata negativa, ci dobbiamo anche accampare in tenda in un prato mentre la neve inizia a cadere. La temperatura, stavolta, è più rigida della scorsa notte e nel dubbio mi addormento nel sacco a pelo con addosso anche i pantaloni tecnici.
In teoria “la notte porta consiglio”, ma dopo esserci svegliati un pò acciaccati e stanchi dalla scarpinata di ieri ancora non sappiamo bene cosa fare del resto della nostra vacanza. Si potrebbe andare a sciare (qui gli impianti hanno aperto addirittura a settembre), però ci sono pochissime piste aperte e quasi tutte azzurre. Si potrebbe in alternativa fare un giro turistico a Innsbruck, ma non sarebbe molto in linea con la nostra indole speleo-alpinistica.
Alla fine le pastarelle austriache della colazione danno la giusta ispirazione a Roberto: possiamo trasferirci in Svizzera, nel ghiacciaio del Morteratsch. Lì infatti le quote sono più basse ed il meteo migliore. E poi i due ghiacciai distano solo 90 km in linea d’aria (che però diventano 240 in strada!).
Ad ogni modo la proposta piace a tutti e nel pomeriggio arriviamo entusiasti in Svizzera, dove il sole ci mostra degli scorci di natura incontaminata tutto intorno alla strada.
Per la terza sera consecutiva siamo costretti ad accamparci in tenda, ma stavolta il posto è veramente perfetto. Sulla sponda di un torrente, a poca distanza dal ghiacciaio, c’è un’area attrezzata con tavolo e barbecue, il tutto con vista sulle vette innevate della zona.
La cena a base di zuppe, affettati, wurstel alla griglia e birra procede alla grande, ma via via che cala la notte sentiamo il bisogno di avvicinarci sempre di più al fuoco: la temperatura è già scesa a a -7° e durante la notte non potrà che peggiorare!
Foto di Roberto Zenobi
Poco male, ormai siamo abituati a dormire all’addiaccio (ma sarebbe più calzante dire all’agghiaccio!).
Foto di Roberto Zenobi
Il freddo della notte, probabilmente intorno ai -12°, impone misure estreme. Stanotte dormo con calzamaglia, calzini, pantaloni tecnici, maglia della salute, maglia tecnica a maniche lunghe, pile pesante, passamontagna e copertina sopra il sacco a pelo!
Sembra un’esagerazione ma alla fine riesco a farmi una bella dormita, a patto di sigillarmi dentro il sacco a pelo. Anche tenendo solamente il naso scoperto, infatti, il gelo entra velocemente in corpo.
Al risveglio la situazione è quasi surreale, visto che tutto intorno a noi è congelato. La sommità del sacco a pelo, i teli delle tende, gli oggetto lasciati sul tavolo... tutto è preda del ghiaccio.
Foto di Roberto Zenobi
La giornata, comunque, si preannuncia eccellente ed il sole presto scalda l’ambiente. Scongelati i bagagli e l’auto ci prepariamo per la “grande” marcia di avvicinamento: per fortuna stavolta il ghiacciaio si raggiunge in circa 40 minuti di camminata.
Sulla lingua del ghiacciaio subito una grotta di contatto ci fa rimanere a bocca aperta: i colori spettacolari che illuminano gli ambienti sembrano quasi finti e come bambini ci divertiamo a scorrazzare all’interno delle cavità, che si sviluppa al di sotto della massa ghiacciata.
In questa porzione del ghiacciaio si possono ammirare meravigliose combinazioni di acqua, roccia e ghiaccio:
Foto di Roberto Zenobi
Il divertimento è appena cominciato, infatti ci incamminiamo sopra il ghiacciaio alla ricerca di qualche cavità (mulino di ghiaccio) da scendere.
Chiaramente anche con queste eccellenti condizioni di visibilità bisogna fare attenzione ad eventuali crepacci.
In pochi minuti, fortunatamente, troviamo quello che cerchiamo.
Senza perdere tempo (non ne abbiamo molto) prepariamo due calate: Mauro e Francesco allestiscono una via “alpinistica” per allenarsi con un pò di piolet traction, cioè la risalita con piccozze e ramponi, mentre io e Roberto prepariamo una discesa “speleologica” con tanto di frazionamento.
Devo ammettere che l’arrampicata su parete ghiacciata con ramponi e piccozze è divertente e gustosa, soprattutto perchè le punte d’acciaio assicurano senza sforzo una presa salda e forte.
Il mio stile è sicuramente da migliorare... ma come inizio non c’è male!
Dopo esserci scaldati tutti e 4 arriva il momento dell’esplorazione nel cuore del ghiacciaio:
dal fondo della cavità, a circa 15/20 m dalla superficie, comincia un invitante meandro stretto e molto serpeggiante. Le pareti sembrano fatte di vetro di Murano lavorato abilmente in forme sinuose e la luce solare che irrompe dall’alto accende di azzurro gli ambienti.
Foto di Roberto Zenobi
Per fortuna i ramponi mi danno grande sicurezza mentre avanzo, a differenza delle mani che non riescono a trovare un minimo appiglio saldo.
Io e Roberto ci addentriamo per qualche decina di metri all’interno delle sinuose geometrie, incontrando anche qualche fine deposito morenico: che sfiga, ci si sporca anche qui in mezzo a tonnellate di acqua vetrificata!
Foto di Roberto Zenobi
Il meandro serpeggiante dopo un pò si restringe e si chiude, anche perchè ci troviamo all’interno di una cavità oramai abbandonata dallo scorrere dell’acqua e pertanto inattiva.
Appena risaliti una bizzarra nuvola ci accoglie in cielo:
?? Che sia un segno del destino?? Boh!
Ormai la luce sta calando e ci incamminiamo verso la macchina: la spedizione di glaciospeleologia è ormai terminata e nonostante il pesante ridimensionamento dovuto alla neve austriaca ci siamo divertiti ed abbiamo vissuto dei bei momenti da ricordare con piacere in futuro.
Oramai che “il ghiaccio è rotto”, non mi resta che prenotare un posto per la spedizione l’avventura dell’anno prossimo!
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