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domenica 2 novembre 2008

Buca della Valcella - M.te Cucco

Continua la "scoperta" da parte del GSS delle cavità minori delle nostre zone, così dopo la bella uscita alla Voragine Boccanera, stavolta è il turno della Buca della Valcella.
Per l'assalto di questa domenica siamo io, Simona, Maurizio, Valentina, Lorena ed Emanuele, però presto ci accorgeremo che quella che sulla carta si presenta come una grotticella corta e poco profonda, in realtà si rivelerà una brutta gatta da pelare!
Iniziamo con l'avvicinamento, che almeno non è un grosso problema. Si parcheggia come al solito Pian di Monte (Pian di Volo), al termine della strada provinciale Sigillo - Monte Cucco, e ci si incammina nel prato pianeggiante che precede il pendio erboso del Monte Cucco, puntando verso una piccola capanna che si intravede all'interno di un boschetto di faggi sulla destra. Oltre il rifugio bisogna mantenersi sul sentiero che traversa la costa intorno a quota 1200 m, praticamente alla stessa altezza di dove si è parcheggiata l'auto. Dopo circa 1 km, il sentiero si immette nella valletta, molto marcata ed ampia, che scende da Ovest: la Valcella. A questo punto si deve scendere al centro del canalone fino ad arrivare sulla sommità di un'alta parete rocciosa verticale. Sulla destra, al di sotto di una paretina e su una specie di terrazzino, si apre il soffiante e stretto foro d'ingresso della cavità.
(Ad essere sinceri, senza le giuste indicazioni noi ci siamo dovuti sparpagliare per "ruspare" come dei cinghiali in tutti gli anfratti prima di trovare l'accesso...)
Le difficoltà iniziano immediatamente, perchè bisogna strisciare come un verme in una strettoia molto angusta, con fondo terroso e viscido. Il primo ambiente ipogeo che si raggiunge già mostra le caratteristiche peculiari di questa cavità: poco spazio, rocce lamellari a spigolo vivo, frane con blocchi più o meno grandi.
Continuando a scendere raggiungiamo il primo pozzo e scopriamo l'unica bella notizia della giornata: la grotta è già armata, perciò non siamo costretti a portarci dietro le corde necessarie per superare i 6 maggiori salti.
C'è poco da rallegrarsi, comunque, perchè il pozzo presenta una strettoia dopo il frazionamento che crea, già in discesa, qualche problema di passaggio con lo zaino ed in più scarica detriti alla base. Mano a mano che avanziamo, la buca comincia a mietere le prime "vittime" che rinunciano alla progressione, poco convinti dall'ambiente.
Senza scoraggiarci troppo, io, Simona, Cristian e Valentina continuiamo la discesa nelle tenebre e finalmente arriviamo alla parte attiva della cavità: la prosecuzione infatti avviente in una piccola forra scavata nella roccia, con un rivolo d'acqua che scorre sul fondo.
Il paesaggio è sicuramente grazioso, ma le dimensioni dei passaggi sono a dir poco odiose... in alcuni tratti il casco rimane incastrato!
Ad un certo punto consiglio di sfruttare uno spit piantato in basso a destra, prima di un saltino: visto il poco spazio a disposizione montiamo una placchetta con una fettuccia che si rivelerà un aiuto prezioso in risalita. Tanto per tribolare un pò, abbiamo anche dovuto ri-filettare lo spit, lavorando di sbiego (come le figure egizie nei geroglifici) e col casco perennemente bloccato tra le strette pareti del mini-canyon.
Purtroppo più scendiamo e più "pezzi perdiamo": adesso sono Cristian e Valentina ad abbandonare la spedizione...
Più avanti le dimensioni dell'ambiente migliorano un pò ed un traverso ci immette in un secondo pozzo armato che si sviluppa all'interno di due piani rocciosi paralleli, su una spaccatura netta.
Alla base di questo salto, tanto per cambiare, tocca imbucarsi nell'ennesima piccola apertura... ed a questo punto rimango solo, perchè Simona decide di aspettarmi qui.
Non mi va di tirarmi indietro troppo presto e di arrendermi ad una grotta con un nome così mite e dozzinale... cederei più volentieri dinnanzi ad un ABISSO o ad una VORAGINE, ma non al cospetto della "Buca della Valcella"!
Rimasto solo, avanzo carponi verso il successivo pozzo, che poi è la prosecuzione del precedente, interrotto alla base da una frana. La differenza tra i due salti,però, è che adesso le due pareti rocciose sono ancora più ravvicinate, perciò fatico addirittura a montare il discensore!
La tribolazione è ricompensata dal raggiungimento della sala più grande della Valcella, costituita da un'ampia galleria che inizia da una parete con scorrimento d'acqua e termina al di sotto di una forra (si vede l'imbocco nel soffitto) ormai inattiva. Ma dove proseguirà mai la grotta?? Mi guardo intorno... niente. Poi mi abbasso al di sotto dell'ennesima frana e trovo una nuova angusta strettoia! Basta, mi arrendo anche io, anche perchè non ho voglia di ridurre la tuta a brandelli.
Ormai battuto, torno indietro...
... ed in salita ovviamente ci stanchiamo molto più che in discesa. Negli ambienti più stretti, poi, ogni movimento sbagliato è punito da una fitta di dolore per l'urto contro uno sperone roccioso...

All'uscita della caverna la vita torna a sorriderci: il cielo è limpido, il sole irradia un bel tepore ed una gustosa crescia calda ci aspetta nel rifugio da Tobia!
A parte la nostra ingloriosa ritirata, devo riconoscere che la Buca della Valcella è un ottimo allenamento impegnativo per chi vuole cimentarsi con gli ambienti meandriformi tipici di molte grotte.

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