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lunedì 9 febbraio 2009

Il Buco del Colonnello

Tra le cavità minori del comprensorio di Genga-Frasassi, il Buco del Colonnello merita di sicuro un posto d'onore. La grotta, infatti, pur avendo uno sviluppo plano-altimetrico abbastanza contenuto presenta degli ambienti sorprendenti ed una rara moltitudine di concrezioni.
Incuriosito dalle preziose informazioni raccolte nei siti dello Speleoclub Forlì e del CAI Jesi, convinco Simona e Stefano a seguirmi in questa prima uscita speleo del 2009.
Parcheggiata l'auto a Pierosara, ci armiamo di ombrello e di tanta pazienza per affrontare la parte più difficile della giornata, cioè l'affannosa ricerca del piccolo ingresso. Sappiamo infatti che bisogna seguire il sentiero diretto al Foro degli Occhialoni e che il Buco del Colonnello si trova più o meno in corrispondenza dell'ingresso della Grotta di Mezzogiorno. Abbiamo anche il rilievo, sappiamo la quota a cui si trova, ma in concreto non conosciamo la posizione.
Per farla breve, ci dividiamo e passiamo quasi un'ora a "ruspare" come cinghiali su e giù per il ripido versante. Per chi volesse raggiungerlo, più o meno in corrispondenza dell'androne della Grotta di Mezzogiorno bisogna lasciare il sentiero scendendo di quota in una specie di canalone con ghiaione (abbiamo lasciato una corda con un nodo a otto come segnale). Tenendosi sulla destra, si raggiunge una delle tante pareti rocciose con delle nicchiette, più o meno alla stessa quota dello stabilimento industriale che sorge sul versante di fronte.
Infangato, graffiato dai rovi e morso da un malefico insetto carnivoro, alla fine trovo l'agognato ingresso e chiamo gli altri: finalmente può iniziare il divertimento.
La prima parte della cavità (una ventina di metri) è proprio una gran rottura, ma non bisogna farsi ingannare: superati i primi cunicoli rognosi la grotta cambia completamente faccia, rivelando ambienti finalmente ampi.
Dopo aver aggirato sulla destra una corta marmitta, si arriva all'imbocco dell'unico pozzo da 8 m, caratterizzato da una buca da lettere, che si apre alla base di uno scivoletto facilmente disarrampicabile (l'aggettivo "facilmente" non si applica al caso di Simona!). Qui si può fare tranquillamente un bell'armo naturale, poi appena passata la strettoia (dove mi sono subito incastrato) c'è un anello per un frazionamento. Si può anche lasciare una scaletta in corrispondenza della strettoia, giusto per avere un aiuto in più in risalita, ma soprattutto penso che sia conveniente togliere tutti gli "attrezzi" inutili che possono dare impiccio incastrandosi (moschettoni, ariane, ...).
D'ora in avanti attraversiamo una serie di ampi ambienti (Salalbana, Scivolo delle Radici, Salone del Camino, Galleria di Gilberto Lugois, Sala del Lastrone) trovando in ognuna una quantità ed una varietà di concrezioni davvero inusuale.
Per gli standard di Frasassi, inoltre, c'è anche poco fango e la progressione è proprio una passeggiata. Unica eccezione è la zona del Lago Scuro: qui si rischia seriamente di sprofondare nella melma fino alle ginocchia!
Scattiamo l'ultima foto ed anche se sono un pò pentito per non aver portato i flash, siamo tutti molto soddisfatti per aver "esplorato" questa gustosa grotta.
In risalita non ci sono problemi ed anche disarmando riesco a passare la buca da lettere senza usare la scaletta (pena la squalifica!).
Concludiamo l'uscita in circa 5 ore (1h a/r di sentiero, 1h di ricerche, 3h all'interno) ed abbiamo tutto il tempo per un bel bombardino, ovviamente brindando alla salute del Colonnello!

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