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mercoledì 27 giugno 2007

La Gola dell'Infernaccio

Quest’oggi abbiamo organizzato un’uscita infrasettimanale per pochi avventurieri ben determinati, anche se la meta è una tappa classica, semplice e parecchio frequentata. In realtà abbiamo deciso di partire di mercoledì perché Daniele ha parecchio tempo libero da riempire, Baldo ha qualche giorno da recuperare entro la fine del mese ed io voglio spendere un pò di ore accumulate in ufficio.
L’avvicinamento non è difficile: da Montefortino (AP) si segue l’indicazione per la frazione di Rubbiano, superata la quale si percorre la sterrata ancora per qualche km fino allo sbarramento che ne vieta il transito. Parcheggiata l’auto in mezzo ad un bel gruppo di hippy "fattoni", proseguiamo a piedi e da subito iniziamo a godere dello stupendo panorama che ci circonda.
Appena iniziata la camminata, sulla destra è visibile la forra del Fosso del Rio: anche se il dislivello visibile è notevole, spero di percorrerla in una delle future uscite...
Dopo qualche minuto lungo la sterrata si arriva alle “pisciarelle”, località che fa da preludio all’Infernaccio: dall’alto della parete di sinistra scendono mille rivoli d’acqua che ci rinfrescano (anche troppo) mentre passiamo.
A questo ambiente solare si oppone il tetro ingresso dell’Infernaccio, o meglio “Volubrium”, come lo si chiamava anticamente.
Dopo alcuni passaggi in un ambiente piuttosto chiuso, con la sola prospettiva delle pareti che sfuggono verso l’alto ed il Tenna che rumoreggia sul greto, la gola si apre nuovamente, con la vegetazione che via via si fa lussureggiante e poco più avanti ci si addentra in una rigogliosa faggeta secolare. Purtroppo questo itinerario è diventato talmente turistico che lungo il torrente sono state realizzate passerelle, ponticelli e camminamenti che tolgono tutto il gusto di un bel trekking selvaggio…
Nel boschetto c’è un primo bivio: decidiamo di svoltare a destra salendo verso il romitorio di S. Leonardo, per poi proseguire ancora verso la Cascata nascosta, con la prospettiva anche di un bagno rinfrescante…
Dopo un pranzetto al romitorio, proseguiamo oltre la fontanella percorrendo il sentiero che prosegue verso il boschetto, lo taglia a mezza costa e che poco dopo scende a livello del fosso.
La cascatella nascosta è parecchio imboscata, anche perché il sentiero è spesso franato o coperto dalla vegetazione (rovi, ortica, …): arriviamo e resistiamo pochi minuti prima di concederci una doccia rinfrescante!
Al ritorno ripercorriamo la stessa strada, continuando poi a risalire il Tenna fino alla confluenza con il Fosso delle Vene, un’altra delle numerose forre dei Sibillini.
Bella giornata e piacevole escursione coronate da un ottimo gelato in Piazza a Caldarola!

domenica 10 giugno 2007

Buco Cattivo - La Gaggia

Il solito appuntamento "flessibile" è per le 8.30-9.00 da Evasio e da subito capiamo che questa domenica il Buco Cattivo sarà molto affollato… infatti il piccolo bar strabocca di speleologi (4 vengono appositamente da Forlì), tutti con la stessa meta.
La missione del GSS è quella di sistemare l'armo del tratto finale della Gaggia, il ramo piuttosto tecnico che permette di by-passare il Lago: per farlo però ci divideremo in due gruppetti, il primo porterà i materiali e si occuperà di eliminare una volta per tutte i moschettoni-fantasma del vecchio armo, il secondo si ricongiungerà all’altro passando proprio per la Gaggia.
Verso le 9.15 riusciamo finalmente a spostarci alla base del sentiero per prepararci alla terribile marcia (anzi scalata) di avvicinamento… fa già un caldo boia e più avanti non può che peggiorare! Mentre ci prepariamo iniziano a delinearsi i vari gruppi: io, Michela, Luigi, i 2 di Urbino ed i 4 di Forlì siamo destinati alla Gaggia, tutti gli altri faranno il bagno al Lago (compreso Emanuele che continua a rimpiangere di non essere andato al mare!).
La salita di avvicinamento si rivela a dir poco sfiancante, nonostante indossi solo pantaloncini e maglietta (tuta e attrezzatura sono ancora nello zaino) sudo già come una bestia da tiro…
Proseguiamo arrancando sul sentiero e all’improvviso (forse per sfoltire un po’ il gruppo) uno dei forlivesi sgancia dal ghiaione un masso grande come una lavastoviglie… cominciamo bene!
A metà sentiero iniziano le “perdite”: la prima sosta è di Marusca (più che giustificata perché porta anche l’attrezzatura di Luca) ma via via tutti quanti accusiamo il colpo…
Alla fine, un po’ in stile Via Crucis, raggiungiamo l’ingresso ridotti in condizioni pietose: siamo tutti grondanti di sudore, stanchi e assetati!
Dopo la vestizione cominciamo ad entrare un po’ scaglionati, sbrigandoci a scendere per non creare dei tappi: ovviamente il buon proposito dura poco, visto che dopo la discesa del pozzo delle ruspe (armato doppio) si forma subito un ingorgo degno del raccordo anulare. Vista l’inevitabile attesa, il cazzeggio, gli scherzi e le canzonette imperano sovrane e arriviamo alla Sala Merloni in ritardo ma almeno allegri.
Senza perdere altro tempo noi “gaggiotti” andiamo spediti all’attacco del ramo, anche perché lì dovremo sicuramente aspettare una mezz’oretta per svuotare il sifone di ingresso. I passaggi nel fango vanno abbastanza bene, salto spedito da uno spuntone all’altro per non affondare troppo (tanto davanti ho Michela che saggia il terreno…) ma tra uno SQUISH e uno SPLOF arriva infine uno SPLASH: porco Giuda mi sono bagnato i piedi!
All’imbocco della Gaggia scarichiamo i forlivesi (perché ci rallenterebbero troppo) e inneschiamo il sifone per svuotare il tratto iniziale allagato. Approfitto volentieri dell’attesa per mangiare e salutare i valorosi che si apprestano a guadare il Lago in mutande: Chicco, Simona e Alessio. Brrrr ho i brividi di freddo solo a vederli!
Nella pausa dovremmo anche essere raggiunti dal gruppetto di Luca, però facciamo in tempo a pranzare, fare acqua (in tutti i sensi) e scarburare senza vederli… in più ci accorgiamo che anche Luigi è sparito.
Alla fine decidiamo di avviarci verso la Gaggia, gli altri ci avrebbero ripreso strada facendo, visto comunque che non saremmo certo andati di corsa.
L’imbocco allagato del ramo in realtà è piuttosto breve, dopo averlo superato c’è un cunicolo basso in risalita, di quelli che ti fanno maledire di avere lo zaino sulle spalle…
Gli ambienti che si aprono più avanti sono molto diversi dal resto del Buco Cattivo: le spaccature, le rocce e persino il fango (scuro, compatto ma scivolosissimo) sembrano appartenere ad un’altra grotta.
Procediamo un po’ a tentativi, anche perchè l’unica a conoscere la strada è Michela e sono passati parecchi anni dalla sua ultima visita. Arrivati ad un bivio lei scende sulla sinistra, ma visto che quella via sembra chiudere mi dice di andare a controllare l’altra: avanzo in una galleria che pare proseguire fino ad arrivare ad un piccolo scivolo infangato, puntualmente gli scarponi perdono la presa e cado per terra a “4 di spade”, con la schiena proprio sopra il barattolo stagno… gli altri sentono le mie imprecazioni, ma per fortuna non mi sono fatto niente di serio!
Oltre al mio mal di schiena a questo punto compare anche Luigi: pur di non bagnarsi nelle trappole di fango aveva preso un cunicolo alto che però al termine non riscendeva alla quota giusta, quindi alla fine è finito in ammollo anche lui…
Da qui in poi la via ha meno bivi ambigui, però ci sono tanti punti dove bisogna fare molta attenzione: il percorso è pieno di traversi (orizzontali, in discesa, in salita…), vari passaggi in opposizione sopra pozzi/spaccature profonde (anche senza corda) ed un cunicolo bassissimo sopra una conchetta allagata (con bagno/bidè quasi garantito). La parte più bella però è al termine, quando già il rumore di trapano e martello ci avvisa della presenza della squadra di “armatori”. Dopo alcuni metri infatti sbuchiamo in un ambiente molto alto con le pareti quasi verticali: sul fondo ci sono dei laghetti più o meno profondi con acqua cristallina, appesi alla parete di destra invece ci sono Pippo, Chicco, Alessio e Cristian che stanno ultimando il nuovo armo. In attesa che completino il loro lavoro chiacchieriamo e faccio un altro spuntino (sono le 17.00, ci vuole una merenda!). Sopra i laghi c’è una lunga corda tesa di 15-20m, mi spiegano che è la teleferica usata durante i campi esplorativi per trasportare i sacchi…
Guardo meglio il tutto: la corda non sembra molto rovinata, i moschettoni non sono fantasmi gelatinosi, gli ancoraggi naturali sembrano solidi.
Non resisto, è più forte di me: mi attacco con longe e rimando proprio all’inizio della teleferica per controllare l’abbassamento della fune, visto che sembra accettabile parto verso il lago! Il rumore del moschettone che scorre non è proprio celestiale, però il passaggio sospeso dà proprio gusto! Passo sotto Pippo e Chicco fino ad arrivare più o meno da Alessio all’altro capo della teleferica, poi ripercorro la stessa via al ritorno giusto per prendermi la predica (meritata) da Pippo…
Contento per il giretto sospeso, decidiamo di tornare indietro senza aspettare la fine del nuovo armo (faremo il collaudo tecnico un’altra volta!). Ormai conosciamo più o meno la strada, però procediamo con molta calma perché Valentina di Urbino è abbastanza stanca (ha finito il corso 4 settimane fa, però va avanti stoicamente senza lamentarsi).
A parte l’ora tarda in cui probabilmente usciremo, con tutto il tempo che ci stiamo mettendo consumiamo molto carburo e le nostre scorte cominciano a finire (ma abbiamo visto una mega-cornamusa piena di carburo lasciata proprio all’attacco della Gaggia). Io poi sono stato così furbo da non ricaricare completamente le pile del casco, tanto pensavo che l’uscita sarebbe durata poco!
Con calma procediamo a ritroso, aspettando e consigliando a turno Valentina su come affrontare i vari passaggi.
Ad un certo punto mi ritrovo alla testa del gruppo in una zona vagamente familiare, ma ho qualche dubbio: l’ambiente è quello giusto, mi ricordo una specie di disegno su una parete, mi ricordo anche che c’era un passaggio in opposizione su di un salto senza corda… però adesso i passaggi sono 2 e sono piuttosto larghi… boh!
Visto che le pareti sono infangate vuol dire che la gente ci passa, perciò mi faccio forza e procedo con estrema attenzione: il primo si passa bene, il secondo sembra proprio largo… mi “spalmo” sulle pareti usando mani, avambracci, gomiti, spalle, schiena, ginocchia, stinchi, gambe, piedi e quant’altro e piano piano supero l’ostacolo.
Solamente da qui, guardando la via dalla parte opposta, capisco che dovevo passare 3 metri più in basso, dove appunto il passaggio in opposizione era uno solo e più stretto! Andando avanti mi viene un altro dubbio ad un bivio, però stavolta chiedo conferma a Michela!
Ritorniamo all’ingresso della Gaggia più o meno alle 19.50: è proprio tardi (chissà che fine hanno fatto quelli che erano in macchina con me?), così visto che la situazione è sotto controllo dopo la Sala Merloni corro da solo verso l’uscita.
Al pozzo delle ruspe intravedo Chicco e Simona quasi in cima, così tra una chiacchiera e l’altra salgo anch’io fino quasi al frazionamento, prima di accorgermi di aver lasciato giù lo zaino… NOOOOOOOOOOOOOO!

Inconvenienti e orario a parte, comunque, il Buco Cattivo mostra ogni volta una faccia diversa ed interessante da esplorare.

sabato 9 giugno 2007

Grotta di Monte Cucco - Fondo Miliani

Con la Grotta di Monte Cucco armata fino alla base del Miliani non potevamo farci sfuggire l’occasione di toccare il fondo (il mio primo fondo!), così dopo un po’ di giorni per metterci d’accordo ed organizzarci riusciamo a stabilire la data della grande spedizione: il giorno è finalmente arrivato!

L’incontro con tutti i partecipanti è al bar a Sigillo, giusto in tempo per fare una bella colazione, chiacchierando davanti a pasta e cappuccino. L’alone di segretezza che doveva circondare la nostra missione si infrange subito, visto che il barista capisce immediatamente che andremo in grotta!
Una volta scoperti, decidiamo di non perdere altro tempo e di raggiungere al più presto la grotta per la nostra furtiva incursione.
Arrivati in vetta, però, ogni altra speranza di passare inosservati si dissolve definitivamente: scopriamo infatti che il parcheggio a Pian di Volo è più affollato di una sagra paesana perché oggi ci sarà un raduno nazionale di aeromodellismo…
Ci cambiamo, prendiamo tutta l’attrezzatura ed arriviamo all'imbocco: alle 10.15 siamo al Salone Margherita, pronti per iniziare l’avventura.

Superiamo velocemente la turistica e deviamo verso i Laghetti Terni: questa volta l’acqua è veramente bassa ed i gustosi passaggi in opposizione sono solo un ricordo dell’uscita del 28 Aprile… peccato.
Seguo il Segretario che fa strada e proseguiamo spediti verso i primi “pozzetti”: Birone, Perugia, Salti del Baratro… con le corde doppie arriviamo in fretta al Salone Saracco, così approfittiamo della prima sosta alle 11.15 per mangiare qualcosa. In vista del vero sforzo che inizierà di qui a breve, faccio il pieno di energie con pizza, cioccolata ed immancabile Red Bull.
Dopo qualche minuto ci raggiunge solo il Presidente: Barbara, Alessia e Lello si dirigeranno verso il ramo Unabomber, i temerari che approderanno alla spiaggetta del fondo Miliani saremo noi tre.
Adesso il gioco si fa serio, siamo sulla sommità di tre Signori Pozzi: Pozzo del Gitzmo (173 m), P X (102 m, con un tiro unico di circa 80 m) e Pozzo Miliani (83 m).
Io sono sicuramente quello più titubante e dubbioso dei tre, anche perché fino ad 80 giorni fa non sapevo cosa fosse un croll o un discensore, e adesso sono nel bel mezzo di un’uscita speleologica di tutto rispetto!
Decidiamo l’ordine di discesa: il Cuccolo in testa, poi io e Roberto in coda.
L’inizio non poteva essere dei migliori, visto che Luca decide sapientemente di affrontare il traverso che porta sul Gitzmo calandosi con un mezzo barcaiolo… peccato solo che al momento di montare il discensore si ritrova bloccato con il moschettone di rimando impegnato. Per liberarsi monta pure la maniglia, ovviamente giusto in tempo per rimanerci “impiccato” un paio di volte prima di riuscire a sganciarla!
Lo prendiamo giustamente per il culo, ma dopo un paio di minuti si può partire per davvero. Il Gitzmo si scende che è un piacere ed in un baleno arriviamo al Terrazzino dei Brividi: una rapida occhiata per controllare le tette d’argilla e la mia firma dell’ultima uscita (sono ancora al loro posto!) e si prosegue verso il basso.
Luca scende giù gasato e contento come un bambino ed i suoi urli di soddisfazione ci anticipano i passaggi più belli.
Alla base del Gitzmo c’è giusto il tempo di riprendere fiato perché il P X con il suo temibile tiro da 80 m è proprio dietro l’angolo…
Continuiamo a discendere con lo stesso ordine e dopo qualche frazionamento il Segretario grida: “la corda è pesante!”… è il segnale che siamo giunti al frazionamento critico!
Io mi appendo comodo poco sopra e cerco di illuminare lo spazio intorno: la voragine è immensa, l’ambiente è alto, largo e profondo. Dopo un po’ di tempo finalmente ho il segnale di corda libera e mi avvicino alla partenza: a prima vista il frazionamento è facile, l’attacco è un bel coniglio sospeso, però non riesco a non pensare che sotto di me ci sono 80 m di vuoto… non posso che provare un certo timore reverenziale.
In questi casi, visto che il discensore viene pericolosamente inclinato dal peso della corda di valle, conviene tenere il moschettone di rimando attaccato direttamente a quello del discensore, per evitare pericolosi incastri. Un altro problema pratico però è come fare la chiave di bloccaggio con la corda che non solo è pesante, ma anche viscida e scivolosa per il fango. Prima di adottare lo stesso metodo che avevo sperimentato al Chiocchio (corda tenuta coi denti!) faccio un piccolo occhiello e riesco a usarlo per sostenere il peso della fune. Fatta la chiave, la guardo bene prima di affidarle la mia vita: è tutto storto, con il peso della corda i vari pezzi sono tirati in maniera strana… non ci penso due volte, smonto tutto e ricomincio da capo fino ad essere soddisfatto del lavoro!
Ma il bello (o il brutto) deve ancora arrivare, infatti una volta sciolta la chiave, proprio al momento di cominciare la discesa, ho paura che tutto quel fango mi faccia prendere troppa velocità… così mi calo molto lentamente usando entrambe le mani per far scorrere la corda senza farla scivolare. Non vi dico alla fine il sollievo dopo aver messo il piede per terra!
Anche qui non ci dilunghiamo troppo e prendiamo la via fangosa che porta ai due pozzi terminali: al bivio ci manteniamo sulla destra, a sinistra invece si prosegue per il Franco.
Lo scivolo che porta alla bocca del pozzo non va sottovalutato: la galleria inclinata è molto larga e ricoperta da uno strato uniforme di fango abbastanza compatto e molto scivoloso. Per fortuna c’è una specie di via incisa nell’argilla, ma se si scivolasse fuori dal “sentiero” si finirebbe proprio nella voragine del Miliani…
Procediamo, è il caso di dirlo, con i piedi di piombo e con le unghie pronte per aggrapparci al fango, per fortuna arriviamo senza problemi alla corda e scendiamo rapidi l’ultimo pozzo.

Alla base l’ambiente è grande (nel fondo ci sono anche dei pesi da sub!) e finalmente possiamo sederci per fare un’altra pausa e soprattutto un altro spuntino, visto poi che sono le 12.30.
Da questo punto in poi dovrebbe cominciare l’angusto meandro che conduce al fiume sotterraneo ed al fondo vero e proprio, ma nella planimetria non si capisce bene da che parte della sala si imbocca la via. Lasciati gli zaini, Roberto e Luca si dirigono “a naso” verso il punto più basso della sala, però il cunicolo dove si infila il Presidente chiude immediatamente, probabilmente in una latrina! Torniamo verso il centro della sala e ripenso alle indicazioni che ci hanno dato Lello e Michela: “bisogna cercare una corda che sbuca in mezzo ai massi di frana, più o meno tenendosi sulla destra…”
Detto fatto, ecco il cordino che sparisce in una piccola apertura tra i sassi: chiamo gli altri e mi infilo di corsa nella fessura. Oddio, non proprio di corsa, visto che c’è talmente poco spazio che rimango incastrato prima con l’Ariane, poi col discensore, infine col casco. Anche al di sotto della frana il passaggio si mantiene molto angusto, però si sente il rumore impetuoso del fiume sotterraneo che ci guida verso il fondo.
Arrivo in poco tempo ad una congiunzione con un ramo che da sinistra porta l’acqua e forma una prima cascata sotto di me: si disarrampica bene, anche per una schiappa come me, e mentre aspetto gli altri scatto qualche foto. Proseguiamo lungo la piccola forra con l’acqua sotto di noi (per fortuna il rumore è forte ma la portata è decisamente bassa): il cunicolo è pieno di strettoie e passaggi tra spuntoni appuntiti.
Si passa poi sotto un’altra cascata, si fanno altri cunicoli ed alla fine, sbucando di fianco ad una terza cascata, si arriva nella splendida saletta con laguna e spiaggetta!
L’entusiasmo è alle stelle e cominciamo a fare un po’ di foto per immortalare il momento…







Si riparte verso il basso per l’ultimo tratto della forra, con Luca che segue il rigagnolo d’acqua che dopo pochi metri sparisce in una piccola apertura sulla destra del cunicolo. Proseguiamo quindi all’asciutto ed arriviamo alla saletta terminale, il vero fondo Miliani: è un ambiente basso e pieno di fango, sicuramente “l’approdo turistico” con laghetto e spiaggia è molto più suggestivo! Foto di rito anche qui…
…e si può cominciare la risalita, orgogliosi, gasati e soddisfatti per quello che abbiamo appena visto. Devo ammettere che in salita il meandrino terminale è molto meno entusiasmante che in discesa… soprattutto il primo pezzo, quello con la corda che sbuca nella frana ai piedi del Miliani, è veramente tosto, da fare arrampicando in un budello contorto con minimi spazi di manovra. Dopo vari smadonnamenti sgusciamo fuori e ritorniamo agli zaini, sono ormai le 14.30.
Riprendiamo fiato, mi scolo quasi tutta l’acqua e decidiamo l’ordine di risalita: questa volta vado in testa io, seguito dal Presidente e dal Segretario in coda.
Alle 14.45 mi attacco alla corda e comincio a pedalare… l’umore è alto, il ritmo buono, anche se mi rendo conto di avere davanti 700 m di dislivello!
Procedo immerso in una nuvola di vapore ed i primi cedimenti li ho, guarda caso, al P X: la corda del tiro da 80 è infatti spaventosamente elastica in partenza e quasi completamente tesa dopo la prima metà (infatti, una volta recuperato l’allungamento, la fune si ritira incastrandosi sulle rocce) e la fatica comincia a farsi sentire sotto forma di simpatici crampi alla gamba destra ed alle braccia. Non contento, scopro anche che con la gamba sinistra sono impedito e la pedalata mi viene da schifo… alla fine mi fermo appeso come un salame a fare stretching prima di poter proseguire normalmente.
Passa il tempo ed inizio ad affrontare anche il Gitzmo… a questo punto però sopraggiunge una terribile sete: prima di scendere avevo lasciato una bottiglia di integratori ed un’altra Red Bull sopra l’attacco del Gitzmo… porco cane, non potevo lasciarle più in basso???
Salgo a fatica con la bocca secca e Roberto che dietro mi grida di non correre troppo… ma a parte le pause-stretching vado spedito per arrivare alle bevande…
Finalmente risalgo tutto il pozzo ed alle 17.15 posso finalmente bere!!!
Mentre aspettiamo Luca comincio ad avere freddo, così ormai dissetato e ricaricato dalla seconda Red Bull della giornata riprendo la salita, stavolta con un ritmo molto tranquillo.
Ci ricompattiamo al Pozzo Perugia, sono così stanco che non provo nemmeno ad arrampicare il Birone, ma ormai la salita è finita!
C’è giusto il tempo di una bella caduta nei laghetti Terni (prima il Presidente, poi io) e via diretti all’uscita, con il Cuccolo che si trattiene per lavare l’attrezzatura.
Alla base della scala guardo finalmente in alto e non credo ai miei occhi: c’è parecchia luce, vuol dire che siamo stati veramente veloci… infatti arriviamo alla macchina alle 19.45, un RECORD!
Dopo un po’ ci raggiungono in auto Barbara, Alessia e Lello (dopo aver raggiunto il fondo dell’Unabomber loro sono già stati a mangiare) e poi il Cuccolo, mezzo assiderato dopo aver fatto la lavandaia nei laghetti.
La spedizione si conclude a Sigillo, davanti ad una bella birra fresca (un orzo caldo nel caso del semi-assiderato Luca) a raccontarci le peripezie della giornata.

In estrema sintesi: un’impresa faticosa, uno scenario spettacolare, una soddisfazione immensa!