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sabato 9 giugno 2007

Grotta di Monte Cucco - Fondo Miliani

Con la Grotta di Monte Cucco armata fino alla base del Miliani non potevamo farci sfuggire l’occasione di toccare il fondo (il mio primo fondo!), così dopo un po’ di giorni per metterci d’accordo ed organizzarci riusciamo a stabilire la data della grande spedizione: il giorno è finalmente arrivato!

L’incontro con tutti i partecipanti è al bar a Sigillo, giusto in tempo per fare una bella colazione, chiacchierando davanti a pasta e cappuccino. L’alone di segretezza che doveva circondare la nostra missione si infrange subito, visto che il barista capisce immediatamente che andremo in grotta!
Una volta scoperti, decidiamo di non perdere altro tempo e di raggiungere al più presto la grotta per la nostra furtiva incursione.
Arrivati in vetta, però, ogni altra speranza di passare inosservati si dissolve definitivamente: scopriamo infatti che il parcheggio a Pian di Volo è più affollato di una sagra paesana perché oggi ci sarà un raduno nazionale di aeromodellismo…
Ci cambiamo, prendiamo tutta l’attrezzatura ed arriviamo all'imbocco: alle 10.15 siamo al Salone Margherita, pronti per iniziare l’avventura.

Superiamo velocemente la turistica e deviamo verso i Laghetti Terni: questa volta l’acqua è veramente bassa ed i gustosi passaggi in opposizione sono solo un ricordo dell’uscita del 28 Aprile… peccato.
Seguo il Segretario che fa strada e proseguiamo spediti verso i primi “pozzetti”: Birone, Perugia, Salti del Baratro… con le corde doppie arriviamo in fretta al Salone Saracco, così approfittiamo della prima sosta alle 11.15 per mangiare qualcosa. In vista del vero sforzo che inizierà di qui a breve, faccio il pieno di energie con pizza, cioccolata ed immancabile Red Bull.
Dopo qualche minuto ci raggiunge solo il Presidente: Barbara, Alessia e Lello si dirigeranno verso il ramo Unabomber, i temerari che approderanno alla spiaggetta del fondo Miliani saremo noi tre.
Adesso il gioco si fa serio, siamo sulla sommità di tre Signori Pozzi: Pozzo del Gitzmo (173 m), P X (102 m, con un tiro unico di circa 80 m) e Pozzo Miliani (83 m).
Io sono sicuramente quello più titubante e dubbioso dei tre, anche perché fino ad 80 giorni fa non sapevo cosa fosse un croll o un discensore, e adesso sono nel bel mezzo di un’uscita speleologica di tutto rispetto!
Decidiamo l’ordine di discesa: il Cuccolo in testa, poi io e Roberto in coda.
L’inizio non poteva essere dei migliori, visto che Luca decide sapientemente di affrontare il traverso che porta sul Gitzmo calandosi con un mezzo barcaiolo… peccato solo che al momento di montare il discensore si ritrova bloccato con il moschettone di rimando impegnato. Per liberarsi monta pure la maniglia, ovviamente giusto in tempo per rimanerci “impiccato” un paio di volte prima di riuscire a sganciarla!
Lo prendiamo giustamente per il culo, ma dopo un paio di minuti si può partire per davvero. Il Gitzmo si scende che è un piacere ed in un baleno arriviamo al Terrazzino dei Brividi: una rapida occhiata per controllare le tette d’argilla e la mia firma dell’ultima uscita (sono ancora al loro posto!) e si prosegue verso il basso.
Luca scende giù gasato e contento come un bambino ed i suoi urli di soddisfazione ci anticipano i passaggi più belli.
Alla base del Gitzmo c’è giusto il tempo di riprendere fiato perché il P X con il suo temibile tiro da 80 m è proprio dietro l’angolo…
Continuiamo a discendere con lo stesso ordine e dopo qualche frazionamento il Segretario grida: “la corda è pesante!”… è il segnale che siamo giunti al frazionamento critico!
Io mi appendo comodo poco sopra e cerco di illuminare lo spazio intorno: la voragine è immensa, l’ambiente è alto, largo e profondo. Dopo un po’ di tempo finalmente ho il segnale di corda libera e mi avvicino alla partenza: a prima vista il frazionamento è facile, l’attacco è un bel coniglio sospeso, però non riesco a non pensare che sotto di me ci sono 80 m di vuoto… non posso che provare un certo timore reverenziale.
In questi casi, visto che il discensore viene pericolosamente inclinato dal peso della corda di valle, conviene tenere il moschettone di rimando attaccato direttamente a quello del discensore, per evitare pericolosi incastri. Un altro problema pratico però è come fare la chiave di bloccaggio con la corda che non solo è pesante, ma anche viscida e scivolosa per il fango. Prima di adottare lo stesso metodo che avevo sperimentato al Chiocchio (corda tenuta coi denti!) faccio un piccolo occhiello e riesco a usarlo per sostenere il peso della fune. Fatta la chiave, la guardo bene prima di affidarle la mia vita: è tutto storto, con il peso della corda i vari pezzi sono tirati in maniera strana… non ci penso due volte, smonto tutto e ricomincio da capo fino ad essere soddisfatto del lavoro!
Ma il bello (o il brutto) deve ancora arrivare, infatti una volta sciolta la chiave, proprio al momento di cominciare la discesa, ho paura che tutto quel fango mi faccia prendere troppa velocità… così mi calo molto lentamente usando entrambe le mani per far scorrere la corda senza farla scivolare. Non vi dico alla fine il sollievo dopo aver messo il piede per terra!
Anche qui non ci dilunghiamo troppo e prendiamo la via fangosa che porta ai due pozzi terminali: al bivio ci manteniamo sulla destra, a sinistra invece si prosegue per il Franco.
Lo scivolo che porta alla bocca del pozzo non va sottovalutato: la galleria inclinata è molto larga e ricoperta da uno strato uniforme di fango abbastanza compatto e molto scivoloso. Per fortuna c’è una specie di via incisa nell’argilla, ma se si scivolasse fuori dal “sentiero” si finirebbe proprio nella voragine del Miliani…
Procediamo, è il caso di dirlo, con i piedi di piombo e con le unghie pronte per aggrapparci al fango, per fortuna arriviamo senza problemi alla corda e scendiamo rapidi l’ultimo pozzo.

Alla base l’ambiente è grande (nel fondo ci sono anche dei pesi da sub!) e finalmente possiamo sederci per fare un’altra pausa e soprattutto un altro spuntino, visto poi che sono le 12.30.
Da questo punto in poi dovrebbe cominciare l’angusto meandro che conduce al fiume sotterraneo ed al fondo vero e proprio, ma nella planimetria non si capisce bene da che parte della sala si imbocca la via. Lasciati gli zaini, Roberto e Luca si dirigono “a naso” verso il punto più basso della sala, però il cunicolo dove si infila il Presidente chiude immediatamente, probabilmente in una latrina! Torniamo verso il centro della sala e ripenso alle indicazioni che ci hanno dato Lello e Michela: “bisogna cercare una corda che sbuca in mezzo ai massi di frana, più o meno tenendosi sulla destra…”
Detto fatto, ecco il cordino che sparisce in una piccola apertura tra i sassi: chiamo gli altri e mi infilo di corsa nella fessura. Oddio, non proprio di corsa, visto che c’è talmente poco spazio che rimango incastrato prima con l’Ariane, poi col discensore, infine col casco. Anche al di sotto della frana il passaggio si mantiene molto angusto, però si sente il rumore impetuoso del fiume sotterraneo che ci guida verso il fondo.
Arrivo in poco tempo ad una congiunzione con un ramo che da sinistra porta l’acqua e forma una prima cascata sotto di me: si disarrampica bene, anche per una schiappa come me, e mentre aspetto gli altri scatto qualche foto. Proseguiamo lungo la piccola forra con l’acqua sotto di noi (per fortuna il rumore è forte ma la portata è decisamente bassa): il cunicolo è pieno di strettoie e passaggi tra spuntoni appuntiti.
Si passa poi sotto un’altra cascata, si fanno altri cunicoli ed alla fine, sbucando di fianco ad una terza cascata, si arriva nella splendida saletta con laguna e spiaggetta!
L’entusiasmo è alle stelle e cominciamo a fare un po’ di foto per immortalare il momento…







Si riparte verso il basso per l’ultimo tratto della forra, con Luca che segue il rigagnolo d’acqua che dopo pochi metri sparisce in una piccola apertura sulla destra del cunicolo. Proseguiamo quindi all’asciutto ed arriviamo alla saletta terminale, il vero fondo Miliani: è un ambiente basso e pieno di fango, sicuramente “l’approdo turistico” con laghetto e spiaggia è molto più suggestivo! Foto di rito anche qui…
…e si può cominciare la risalita, orgogliosi, gasati e soddisfatti per quello che abbiamo appena visto. Devo ammettere che in salita il meandrino terminale è molto meno entusiasmante che in discesa… soprattutto il primo pezzo, quello con la corda che sbuca nella frana ai piedi del Miliani, è veramente tosto, da fare arrampicando in un budello contorto con minimi spazi di manovra. Dopo vari smadonnamenti sgusciamo fuori e ritorniamo agli zaini, sono ormai le 14.30.
Riprendiamo fiato, mi scolo quasi tutta l’acqua e decidiamo l’ordine di risalita: questa volta vado in testa io, seguito dal Presidente e dal Segretario in coda.
Alle 14.45 mi attacco alla corda e comincio a pedalare… l’umore è alto, il ritmo buono, anche se mi rendo conto di avere davanti 700 m di dislivello!
Procedo immerso in una nuvola di vapore ed i primi cedimenti li ho, guarda caso, al P X: la corda del tiro da 80 è infatti spaventosamente elastica in partenza e quasi completamente tesa dopo la prima metà (infatti, una volta recuperato l’allungamento, la fune si ritira incastrandosi sulle rocce) e la fatica comincia a farsi sentire sotto forma di simpatici crampi alla gamba destra ed alle braccia. Non contento, scopro anche che con la gamba sinistra sono impedito e la pedalata mi viene da schifo… alla fine mi fermo appeso come un salame a fare stretching prima di poter proseguire normalmente.
Passa il tempo ed inizio ad affrontare anche il Gitzmo… a questo punto però sopraggiunge una terribile sete: prima di scendere avevo lasciato una bottiglia di integratori ed un’altra Red Bull sopra l’attacco del Gitzmo… porco cane, non potevo lasciarle più in basso???
Salgo a fatica con la bocca secca e Roberto che dietro mi grida di non correre troppo… ma a parte le pause-stretching vado spedito per arrivare alle bevande…
Finalmente risalgo tutto il pozzo ed alle 17.15 posso finalmente bere!!!
Mentre aspettiamo Luca comincio ad avere freddo, così ormai dissetato e ricaricato dalla seconda Red Bull della giornata riprendo la salita, stavolta con un ritmo molto tranquillo.
Ci ricompattiamo al Pozzo Perugia, sono così stanco che non provo nemmeno ad arrampicare il Birone, ma ormai la salita è finita!
C’è giusto il tempo di una bella caduta nei laghetti Terni (prima il Presidente, poi io) e via diretti all’uscita, con il Cuccolo che si trattiene per lavare l’attrezzatura.
Alla base della scala guardo finalmente in alto e non credo ai miei occhi: c’è parecchia luce, vuol dire che siamo stati veramente veloci… infatti arriviamo alla macchina alle 19.45, un RECORD!
Dopo un po’ ci raggiungono in auto Barbara, Alessia e Lello (dopo aver raggiunto il fondo dell’Unabomber loro sono già stati a mangiare) e poi il Cuccolo, mezzo assiderato dopo aver fatto la lavandaia nei laghetti.
La spedizione si conclude a Sigillo, davanti ad una bella birra fresca (un orzo caldo nel caso del semi-assiderato Luca) a raccontarci le peripezie della giornata.

In estrema sintesi: un’impresa faticosa, uno scenario spettacolare, una soddisfazione immensa!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grande esperienza ed emozioni forti! la spiaggetta sul meandro finale rimarrà impressa nella mia mente per sempre, un angolo di paradiso in ciò che per molti inappropriatamente può richiamare solo l'inferno.. la grotta. LucaC