Knowledge is good only if it is shared - La conoscenza è positiva solo se è condivisa

domenica 10 giugno 2007

Buco Cattivo - La Gaggia

Il solito appuntamento "flessibile" è per le 8.30-9.00 da Evasio e da subito capiamo che questa domenica il Buco Cattivo sarà molto affollato… infatti il piccolo bar strabocca di speleologi (4 vengono appositamente da Forlì), tutti con la stessa meta.
La missione del GSS è quella di sistemare l'armo del tratto finale della Gaggia, il ramo piuttosto tecnico che permette di by-passare il Lago: per farlo però ci divideremo in due gruppetti, il primo porterà i materiali e si occuperà di eliminare una volta per tutte i moschettoni-fantasma del vecchio armo, il secondo si ricongiungerà all’altro passando proprio per la Gaggia.
Verso le 9.15 riusciamo finalmente a spostarci alla base del sentiero per prepararci alla terribile marcia (anzi scalata) di avvicinamento… fa già un caldo boia e più avanti non può che peggiorare! Mentre ci prepariamo iniziano a delinearsi i vari gruppi: io, Michela, Luigi, i 2 di Urbino ed i 4 di Forlì siamo destinati alla Gaggia, tutti gli altri faranno il bagno al Lago (compreso Emanuele che continua a rimpiangere di non essere andato al mare!).
La salita di avvicinamento si rivela a dir poco sfiancante, nonostante indossi solo pantaloncini e maglietta (tuta e attrezzatura sono ancora nello zaino) sudo già come una bestia da tiro…
Proseguiamo arrancando sul sentiero e all’improvviso (forse per sfoltire un po’ il gruppo) uno dei forlivesi sgancia dal ghiaione un masso grande come una lavastoviglie… cominciamo bene!
A metà sentiero iniziano le “perdite”: la prima sosta è di Marusca (più che giustificata perché porta anche l’attrezzatura di Luca) ma via via tutti quanti accusiamo il colpo…
Alla fine, un po’ in stile Via Crucis, raggiungiamo l’ingresso ridotti in condizioni pietose: siamo tutti grondanti di sudore, stanchi e assetati!
Dopo la vestizione cominciamo ad entrare un po’ scaglionati, sbrigandoci a scendere per non creare dei tappi: ovviamente il buon proposito dura poco, visto che dopo la discesa del pozzo delle ruspe (armato doppio) si forma subito un ingorgo degno del raccordo anulare. Vista l’inevitabile attesa, il cazzeggio, gli scherzi e le canzonette imperano sovrane e arriviamo alla Sala Merloni in ritardo ma almeno allegri.
Senza perdere altro tempo noi “gaggiotti” andiamo spediti all’attacco del ramo, anche perché lì dovremo sicuramente aspettare una mezz’oretta per svuotare il sifone di ingresso. I passaggi nel fango vanno abbastanza bene, salto spedito da uno spuntone all’altro per non affondare troppo (tanto davanti ho Michela che saggia il terreno…) ma tra uno SQUISH e uno SPLOF arriva infine uno SPLASH: porco Giuda mi sono bagnato i piedi!
All’imbocco della Gaggia scarichiamo i forlivesi (perché ci rallenterebbero troppo) e inneschiamo il sifone per svuotare il tratto iniziale allagato. Approfitto volentieri dell’attesa per mangiare e salutare i valorosi che si apprestano a guadare il Lago in mutande: Chicco, Simona e Alessio. Brrrr ho i brividi di freddo solo a vederli!
Nella pausa dovremmo anche essere raggiunti dal gruppetto di Luca, però facciamo in tempo a pranzare, fare acqua (in tutti i sensi) e scarburare senza vederli… in più ci accorgiamo che anche Luigi è sparito.
Alla fine decidiamo di avviarci verso la Gaggia, gli altri ci avrebbero ripreso strada facendo, visto comunque che non saremmo certo andati di corsa.
L’imbocco allagato del ramo in realtà è piuttosto breve, dopo averlo superato c’è un cunicolo basso in risalita, di quelli che ti fanno maledire di avere lo zaino sulle spalle…
Gli ambienti che si aprono più avanti sono molto diversi dal resto del Buco Cattivo: le spaccature, le rocce e persino il fango (scuro, compatto ma scivolosissimo) sembrano appartenere ad un’altra grotta.
Procediamo un po’ a tentativi, anche perchè l’unica a conoscere la strada è Michela e sono passati parecchi anni dalla sua ultima visita. Arrivati ad un bivio lei scende sulla sinistra, ma visto che quella via sembra chiudere mi dice di andare a controllare l’altra: avanzo in una galleria che pare proseguire fino ad arrivare ad un piccolo scivolo infangato, puntualmente gli scarponi perdono la presa e cado per terra a “4 di spade”, con la schiena proprio sopra il barattolo stagno… gli altri sentono le mie imprecazioni, ma per fortuna non mi sono fatto niente di serio!
Oltre al mio mal di schiena a questo punto compare anche Luigi: pur di non bagnarsi nelle trappole di fango aveva preso un cunicolo alto che però al termine non riscendeva alla quota giusta, quindi alla fine è finito in ammollo anche lui…
Da qui in poi la via ha meno bivi ambigui, però ci sono tanti punti dove bisogna fare molta attenzione: il percorso è pieno di traversi (orizzontali, in discesa, in salita…), vari passaggi in opposizione sopra pozzi/spaccature profonde (anche senza corda) ed un cunicolo bassissimo sopra una conchetta allagata (con bagno/bidè quasi garantito). La parte più bella però è al termine, quando già il rumore di trapano e martello ci avvisa della presenza della squadra di “armatori”. Dopo alcuni metri infatti sbuchiamo in un ambiente molto alto con le pareti quasi verticali: sul fondo ci sono dei laghetti più o meno profondi con acqua cristallina, appesi alla parete di destra invece ci sono Pippo, Chicco, Alessio e Cristian che stanno ultimando il nuovo armo. In attesa che completino il loro lavoro chiacchieriamo e faccio un altro spuntino (sono le 17.00, ci vuole una merenda!). Sopra i laghi c’è una lunga corda tesa di 15-20m, mi spiegano che è la teleferica usata durante i campi esplorativi per trasportare i sacchi…
Guardo meglio il tutto: la corda non sembra molto rovinata, i moschettoni non sono fantasmi gelatinosi, gli ancoraggi naturali sembrano solidi.
Non resisto, è più forte di me: mi attacco con longe e rimando proprio all’inizio della teleferica per controllare l’abbassamento della fune, visto che sembra accettabile parto verso il lago! Il rumore del moschettone che scorre non è proprio celestiale, però il passaggio sospeso dà proprio gusto! Passo sotto Pippo e Chicco fino ad arrivare più o meno da Alessio all’altro capo della teleferica, poi ripercorro la stessa via al ritorno giusto per prendermi la predica (meritata) da Pippo…
Contento per il giretto sospeso, decidiamo di tornare indietro senza aspettare la fine del nuovo armo (faremo il collaudo tecnico un’altra volta!). Ormai conosciamo più o meno la strada, però procediamo con molta calma perché Valentina di Urbino è abbastanza stanca (ha finito il corso 4 settimane fa, però va avanti stoicamente senza lamentarsi).
A parte l’ora tarda in cui probabilmente usciremo, con tutto il tempo che ci stiamo mettendo consumiamo molto carburo e le nostre scorte cominciano a finire (ma abbiamo visto una mega-cornamusa piena di carburo lasciata proprio all’attacco della Gaggia). Io poi sono stato così furbo da non ricaricare completamente le pile del casco, tanto pensavo che l’uscita sarebbe durata poco!
Con calma procediamo a ritroso, aspettando e consigliando a turno Valentina su come affrontare i vari passaggi.
Ad un certo punto mi ritrovo alla testa del gruppo in una zona vagamente familiare, ma ho qualche dubbio: l’ambiente è quello giusto, mi ricordo una specie di disegno su una parete, mi ricordo anche che c’era un passaggio in opposizione su di un salto senza corda… però adesso i passaggi sono 2 e sono piuttosto larghi… boh!
Visto che le pareti sono infangate vuol dire che la gente ci passa, perciò mi faccio forza e procedo con estrema attenzione: il primo si passa bene, il secondo sembra proprio largo… mi “spalmo” sulle pareti usando mani, avambracci, gomiti, spalle, schiena, ginocchia, stinchi, gambe, piedi e quant’altro e piano piano supero l’ostacolo.
Solamente da qui, guardando la via dalla parte opposta, capisco che dovevo passare 3 metri più in basso, dove appunto il passaggio in opposizione era uno solo e più stretto! Andando avanti mi viene un altro dubbio ad un bivio, però stavolta chiedo conferma a Michela!
Ritorniamo all’ingresso della Gaggia più o meno alle 19.50: è proprio tardi (chissà che fine hanno fatto quelli che erano in macchina con me?), così visto che la situazione è sotto controllo dopo la Sala Merloni corro da solo verso l’uscita.
Al pozzo delle ruspe intravedo Chicco e Simona quasi in cima, così tra una chiacchiera e l’altra salgo anch’io fino quasi al frazionamento, prima di accorgermi di aver lasciato giù lo zaino… NOOOOOOOOOOOOOO!

Inconvenienti e orario a parte, comunque, il Buco Cattivo mostra ogni volta una faccia diversa ed interessante da esplorare.

Nessun commento: