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venerdì 20 agosto 2004

Il Buco del Diavolo - Camerano (AN)

Grotte, cunicoli ed ambienti sotterranei hanno da sempre alimentato curiosità, timore e mistero negli uomini, soprattutto se le paure di questi venivano alimentate da miti e credenze popolari piuttosto fantasiose.
Nei dintorni di Ancona c'è uno di questi luoghi, tutt'ora avvolto nel mistero per quel che riguarda la sua origine ed il suo utilizzo, con un nome che è tutto un programma: il Buco del Diavolo(o Buco della Paura) a Camerano.
Una tradizione ricollegabile ai miti pagani narra che, percorrendolo interamente, si arriverebbe in una grande stanza con al centro un altare, sul quale si troverebbe una chioccia d'oro attorniata da dodici pulcini. Lo sventurato che dovesse raggiungerla, però, non potrà mai tornare indietro se non scoprirà il vero nome del Demonio e non lo scriverà sulla roccia con il proprio sangue.
L'ingresso più accessibile a questo complesso, che un tempo apparteneva ad un sistema di camminamenti difensivi o ad una rete acquedottistica, si trova in una paretina rocciosa praticamente nel letto di un piccolo fosso affluente del Rio Boranico, che scorre per circa 7 km alla base della collina chiamata "Gradina del Poggio".
Procedendo in auto dal centro abitato di Camerano, si può parcheggiare nei pressi di una casa rossa ad angolo situata poco oltre la frazione di S. Germano. Si imbocca da qui una carrareccia bianca, chiusa da una sbarra, procedendo in discesa fino ad una vecchia costruzione in rovina che rimane sul lato sinistro.
Dal rudere un sentiero ormai quasi invisibile conduceva fino all’apertura del temuto Buco del Diavolo. Attualmente, soprattutto con la vegetazione alta, occorre tagliare trasversalmente sulla sinistra il campo fino ad arrivare nel fosso, lungo il quale occorre cercare l'imboccatura (celata da una cascatella in inverno):
Il tratto iniziale è costituito da un cunicolo di 20 m, con una larghezza di circa 60 cm, un'altezza di 160 cm e volte a botte.
Camminando si arriva in fretta ad un primo bivio a T: sulla destra la galleria diventa molto bassa e fangosa, ma anche strisciando presto il condotto chiude su una frana calcarea. A sinistra, invece, il ramo è più percorribile ma la volta bassa ed il fango rendono difficoltosa la progressione. Come se non bastasse, poi, la galleria è popolata da milioni, forse miliardi di zanzare appese alle pareti, ma che al passaggio di un eventuale esploratore si innalzano in volo diventando una vera piaga. Dopo meno di 200 m, purtroppo, il fango aumenta e si arriva ad un'altra frana che blocca definitivamente l'avanzata, costringendo a tornare indietro.
Con una certa regolarità, ogni 30-35 m si aprono sulla volta camini che sbucano verso l'esterno: probabilmente si trattava di canne di aerazione o, in qualche caso, di accessi intermedi.
Lungo le pareti dei cunicoli, ad un'altezza di circa 130 cm, sono infine presenti alcune nicchie usate probabilmente per appoggiarvi lucerne o altri sistemi di illuminazione (ipotesi confermata dalle tracce di nerofumo presenti sopra le stesse).

Questa breve ma interessante escursione, a metà strada tra l'archeologia e la speleologia, permette di calarsi letteralmente dentro una delle leggende più curiose del territorio, o meglio del sottosuolo, di Ancona.